Lo sviluppo del settore tessile nel secondo dopoguerra.
Verso l’industrializzazione
Quando a Città di Castello si aprirono le prospettive di attrezzare una zona industriale, il tessile si presentava come uno dei settori più deboli dell’economia locale. Alla fine del 1963, le cinque aziende censite (“Tela Umbra”, la camiceria “Miller”, il borsettificio di Giuliano Bassini, la Lord Confezioni e la fabbrica di scarpe “Galassia”) non davano lavoro che a 82 addetti, appena il 3% del totale degli occupati nell’industria e nell’artigianato di Città di Castello. Ma proprio il ramo tessile avrebbe più di altri beneficiato della politica di industrializzazione allora avviata. Già nell’aprile del 1965 gli addetti sarebbero cresciuti a 178, con la nascita di nuove imprese, anche cospicue, nel settore delle confezioni. Si trattava (tra parentesi il numero degli addetti) di “Avila” (38), “Valtib” (25), “Birri & Poderini” (32), “Rigor” Abbigliamento in pelle e Silpo (1). Si affiancavano a “Bassini” (10), “Galassia” (10), “Tela Umbra” (12), “Miller” (25) e “Lord” (20).
Gli estratti dal volume Artigianato e industria a Città di Castello tra ‘800 e ‘900 mancano delle note