Il patriota Francesco Milanesi conservò una lettera, che è emblematica dello stile e della terminologia carbonara e che rivela alcuni aspetti organizzativi della setta:
“A tutti i C.V.C. [Cari Venerati Cugini], Gruppi, Sezioni, Baracche ecc.
Interpreti della volontà dell’Assemblea Costituente dei B.C.M. [Buoni Cugini Maestri], noi intendiamo fare e prontamente. È necessario quindi che si conservi la disciplina la più severa, che ognuno adempia scrupolosamente il proprio incarico. Vi ordiniamo perciò di eseguire nel più breve tempo possibile quanto vi diciamo:
1) Ordinare a tutti i B.C.C. [Buoni Cugini Carbonari], minacciandoli di pene severe, di non manifestare la loro qualità di C.C. [Cugini Carbonari], dando segnali e parole di riconoscimento se non quando si tratti di eseguire ordini ricevuti.
2) Ordinare che nessun B.C. [Buon Cugino], senza che ne sia autorizzato dai suoi capi per ragioni di servizio, manifesti ad altri B.C. i nomi dei C. [Cugini / Carbonari] da lui conosciuti che fanno parte della nostra Famiglia.
3) Dare un resoconto numerico degli uomini che compongono la V.B. [Venerabile Baracca] e Gruppo; riferire con precisione le somme mensili che ogni V.B. o Gruppo, sia con le quote ordinarie, sia con quote straordinarie, può mettere a disposizione della V.S. [Vendita Superiore]. Se si hanno armi, quali e quante.
4) Versare subito nelle mani degli intermedi pubblici le quote dovute alla V.S., che cessano col 25 decorso aprile.
5) Comunicare al più presto le nuove parole: parola semestrale ‘Settembre’ – Parola di passo per i M.M. [Maestri Massoni], ‘Volere-Potere’ – Parola per gli App. [Apprendisti] ‘Fede-Lavoro’”.
Si tratta di un documento raro, fortunosamente sopravvissuto in anni in cui le esigenze di sicurezza inducevano a bruciare ogni possibile prova dell’attività clandestina. Scrisse lo spoletino Fratellini:
“Veramente documenti autentici dei nostri primi cospiratori noi non ne abbiamo. E come averne, se il loro riconoscimento era solo per parola e per segni? Se attraverso a tanta vicende, persecuzioni e processi, furono più e più volte prudentemente distrutti i pochi fogli che costituivano lo scarso archivio delle società segrete?”.
L’articolo è un estratto, privo delle note che corredano il testo di Alvaro Tacchini nel volume: Alvaro Tacchini – Antonella Lignani, “Il Risorgimento a Città di Castello” (Petruzzi Editore, Città di Castello 2010).