In un documento municipale del 1891, quello del segantino veniva definito “mestiere ambulante per eccellenza, venendo esercitato presso i proprietari di legnami”, nei loro boschi o poderi. I segantini spesso lavoravano in coppia per muovere le “seghe a due” e il “segone”, usato in genere per smezzare i tronchi. Al taglio degli alberi seguiva la segatura del legname in “modelli” e la sua conciatura: li si ripuliva cioè da corteccia e rami e li si “raddrizzava”. Nella terminologia di un tempo, i segantini “buttavano giù” o “gettavano a terra” gli alberi e “scannavano” i tronchi, cioè li ripulivano dai rami. Poi ricavavano i vari manufatti: travicelli di castagno o di quercia (“castagnoli”), “costarecce” (un termine ormai passato in disuso), travi e architravi di quercia, tavole, tavoloni per greppie e “stilloni” (puntoni o pali appuntiti per sostenere gli alberi da frutto e i greppi). Vi erano anche lavori di sega minuti, tra cui la produzione di legna da ardere….