L’anno scorso si è festeggiato l’anniversario dei 350 anni della nascita. Veronica è un monumento della storia religiosa tifernate e della mistica universale. La sua vita, irta di autoimposte privazioni e sofferenze, incute timore. Vien da pensare: se la via verso la salvezza eterna fosse quella – o solo quella – il Paradiso ce lo sogneremmo… Se poi si leggono i suoi scritti, si capisce che lei ha portato all’estremo un principio spirituale che è possibile interpretare in modo più “morbido”, ma al quale non si può sfuggire: “La legge di amore è quella che insegna a morire a tutte le cose terrene e fa che l’anima viva di vera vita: e viva in Dio”.
Un altro suo brano lascia intuire cosa sia la beatitudine eterna, alla quale Veronica si sentì spesso elevata: “E qui, il Divino Amore mi fece un po’ comprendere quella eternità beata che sempre è un continuo principio, e mai avrà fine. In un momento di tempo, si comprende tutto, si vede tutto, si gode tutto, si partecipa al tutto, e si capisce che è per tutta l’eternità. Ed in tutto quello che essi beati godono, hanno tutti, chi più chi meno, una stessa visione di Dio, stando tutti i lor godimenti in quella visione di Dio vero e reale, hanno in essa tutto quello che mai desiderano”.