Fu lo stesso Comando Alleato, man mano che procedeva la liberazione del territorio italiano, a voler attribuire un riconoscimento formale agli italiani che avevano dato un significativo contributo alla lotta armata contro il nazi-fascismo. Nei documenti dell’estate 1944 li si definisce prevalentemente “volontari della libertà” o patrioti (scritto talvolta anche “patriotti”). Gli Alleati intendevano distribuire con prontezza attestati che li parificassero “in forma solenne, come combattenti e allo stesso titolo, ai soldati delle Nazioni Unite”. A tal fine bisognava costituire in ciascun comune un comitato – presieduto dal sindaco e formato dai capi dei patrioti della zona – per compilare l’elenco delle persone meritevoli del riconoscimento. Venne imposto un criterio “rigorosamente restrittivo”: avevano diritto alla qualifica di patriota – si specificò – solo “coloro che facendo parte di bande veramente combattenti hanno portato armi, commesso atti di sabotaggio o hanno ottenuto e trasmesso importanti informazioni militari utili allo sforzo bellico alleato; o, se isolati, abbiano compiuto alcuno degli atti sopra precisati”. Per evitare omissioni, in Umbria fu pubblicato un avviso che dava facoltà a quanti ritenessero di aver diritto alla qualifica di farlo conoscere al proprio comitato comunale entro il 15 ottobre 1944.
Altri compiti dei comitati comunali erano “raccogliere e immagazzinare le armi e le munizioni esistenti e provenienti dalle disciolte formazioni volontarie” e dare assistenza ai patrioti nel ritorno a casa e per la ripresa del lavoro.
Di lì a poco, su impulso del CLN, sorgevano le sezioni comunali dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. L’ANPI era stata costituita dal CLN del Centro Italia il 6 giugno 1944. A livello nazionale sarebbe sorta il 27 giugno 1945, fondendo l’Associazione del Centro Italia con quella del Nord, da poco liberato.
L’ANPI si proponeva come “unico organo di rappresentazione, di raccolta e di assistenza dei volontari della libertà”, appellandosi a tutti i reduci partigiani “senza distinzione di partito politico”. Nella Valtiberina toscana le assemblee per eleggere le cariche direttive delle sezioni dell’ANPI furono indette per il 26 novembre 1944. Di pari passo il Governo Militare Alleato pretese la definitiva e completa smobilitazione di tutte le formazioni partigiane. I sindaci del territorio toscano della valle ricevettero perentorie lettere dal Provincial Commissioner di Arezzo. Siccome gli era stato riferito che in alcuni Comuni le organizzazioni partigiane non erano state ancora smobilitate, dispose che esse dovevano “in tutti i casi essere sciolte ed i membri ritornare alle loro normali abitudini ed impieghi”.
Per il testo integrale, con le note e la fonte delle illustrazioni, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.