Omosessualità

 

Perché si è omosessuali?
 
Che la questione dell’omosessualità sia molto controversa anche tra gli lo confermano le risposte raccolte dall’indagine (2009). Già alla domanda “cosa ne pensi dell’omosessualità?” le opinioni divergono tantissimo, senza che ne emergano di molto prevalenti. Per il 26% dei ragazzi l’omosessualità “è una malattia”, per il 18% “ci si nasce”, per il 9% “è dovuta all’ambiente che si frequenta”, per il 5% “è dovuta alla cattiva educazione”. Quindi c’è un 21% di maschi che non hanno remore a definire l’omosessualità “un comportamento immorale”. Infine, a conferma dei dubbi che si agitano tra i ragazzi, ben il 21% di essi ha messo la crocetta sul “non saprei”.
Ancora più incerte le ragazze (37% di “non saprei”), tra le quali è forte la convinzione che omosessuali “ci si nasce” (37%); per un altro 15% di esse l’omosessualità “è una malattia”. Il fatto che solo un nucleo sparuto di studentesse consideri l’omosessualità un “comportamento immorale” costituisce una riprova ulteriore della maggiore apertura mentale delle ragazze rispetto ai ragazzi.
Proprio per la loro età, è naturale che tra gli adolescenti alligni ignoranza, superficialità e inesperienza di vita. Tuttavia il mondo adulto, nel suo colpevole disimpegno verso i giovani, nella sua cronica incapacità (e/o non volontà) di affrontare insieme ad essi serenamente e senza pregiudizi le questioni più controverse, non si rende conto che è a quest’età che si seminano nel giovane sensibilità, apertura mentale, spirito civico, ideali. Con risultati – e lo stiamo vedendo proprio su questo tema – preoccupanti.
 
Tolleranza e intolleranza
 
Proprio per misurare il livello di tolleranza degli adolescenti si è chiesto come gli omosessuali dovrebbero essere trattati socialmente. Ebbene, mentre l’affermazione che bisogna trattarli “senza alcuna discriminazione” ha raccolto il 69% dei consensi delle femmine, tra i maschi non è andata oltre il 30%. Quasi un terzo dei ragazzi (il 31%) è stato lapidario: gli omosessuali devono “essere emarginati”. C’è poi un quinto dei maschi che sarebbe disposto ad accettarli, ma ad alcune condizioni: per il 12% hanno da essere “curati”, per un altro 7%, possono essere accettati, “ma esclusi da alcune professioni”. Resta ancora elevato tra i ragazzi il numero degli incerti, un 20% del totale.
Bisognerebbe chiedere a quei giovani che si sentono tanto sicuri dell’idea di ghettizzare gli omosessuali, in base a quale principio della morale cristiana e in base a quale legge dello Stato li si dovrebbe emarginare. E cosa significherebbe in concreto emarginarli. Forse, parlandoci a fondo (sacrificando magari un po’ di italiano, inglese, matematica, tecnologia ecc.), questi giovani si renderebbero conto dell’assurdità di certe loro idee.
Il livello di intolleranza verso le esigenze degli omosessuali cresce quando si pone la controversa questione del matrimonio tra di essi. In alcune società occidentali è ormai un diritto acquisito. In quella italiana, dove è forte l’influenza della Chiesa cattolica, se ne parla, ma non si intravede alcun concreto spiraglio per garantire agli omosessuali questa possibilità. In effetti l’ostilità verso il matrimonio tra omosessuali è fortissima tra i giovani, specie tra i maschi: si sono infatti dichiarati “per niente” favorevoli il 66% dei ragazzi, “poco” favorevoli il 22%; e anche tra le ragazze l’ostilità e i dubbi sono rilevanti, con un 43% di “per niente” favorevoli e un 23% di “poco favorevoli. Insomma, a dichiararsi o “molto” o “abbastanza” a favore del matrimonio tra omosessuali sono solo il 12% dei maschi e il 34% delle femmine.
Alla fine è stata posta ai giovani la delicata questione se abbiano mai provato “qualche forma di attrazione verso il proprio sesso”. Tra i maschi hanno risposto “no, mai” il 95,5%, “si, ma raramente” l’1,2%, “si, talvolta” lo 0,4%, “si, spesso” il 2,8%. Tra le ragazze, i “no, mai” sono stati il 91,4%, i “si, ma raramente” il 9%.