Luchetti Lido. Renitenza, diserzione e vicende partigiane

Quella di Lido Luchetti (nato nel 1925) era una famiglia di mezzadri presso Castelguelfo. All’epoca della guerra il padre Pietro  faceva il pollaiolo, prima ancora era stato carbonaio.

 

Renitenza a Castelguelfo
Nel 1944 ero garzone di Domenico Collesi, a Pian della Serra. Paravo le vacche.
L’8 settembre Liseo, che stava a Castelguelfo e andava a Pietralunga a prendere la posta, ha suonato le campane della chiesa; le suonava anche per la messa.
Si era in diversi a Castelguelfo che ci arrivavano le cartoline. Si buttavano via, tanto lassù non ci cercava nessuno. Non c’erano strade che arrivavano lassù. “Nci volèmmo gì con loro”.
Rastrellamento nazi-fascista del maggio 1944
Quando sono arrivati ero con uno di Apecchio e un parente di Collesi. Abbiamo sentito sparare. Ci siamo nascosti in una macchia, ci portava da mangiare tutti i giorni Mimo, cugino di Menco Collesi. Ci siamo stati 8-9 giorni. Quelli presi nel rastrellamento li hanno portati in Germania: Fiorucci, Renghi, Italo Martinelli. Da Castelguelfo hanno portato via solo loro, mi sembra; gli altri non erano validi per il lavoro.
Quando vennero i tedeschi volevano fucilare il prete perché suonava le campane a mezzogiorno e pensavano che voleva avvertire i partigiani.
Arruolamento nella Guardia Nazionale Repubblicana (La “Bilinciana”)
Allo spaccio di Castelguelfo leggo un avviso: mancavano 10 giorni alla scadenza della presentazione dei renitenti. Quando arrivò l’ora, io e mio babbo siamo scesi a Fontecchio per prendere il treno per Perugia. L’ing. Giulio, a Fontecchio, mi ha detto di non andarci. Lui era fascista. M’ha detto che era meglio se stavo a Castello nella Milizia. Ha pensato a tutto lui. Così sono entrato nella Bilinciana, alla GIL. 15 giorni di addestramento, anche al campo sportivo. Ma non si aveva nemmeno le divise, ero vestito con i panni con cui ero sceso giù.
Disgregazione della GNR e inserimento nella banda partigiana di Montebello
A un certo punto ognuno è andato per conto suo. Io mi sono ritrovato solo in caserma. Mi sono rifugiato dalla famiglia Radicchi; loro figlio, Secondo, era alla macchia. Castello era piena di tedeschi. Il babbo di don Loris Giacchi mi ha accompagnato a Montemaggiore. Poi a casa. Ma che facevo? Allora sono andato a Montebello e mi sono unito ai partigiani.
A Montebello ci siamo stati poco. Non mi ricordo quanti si era. Di continuo arrivavano e partivano. Nella casa si era solo noi partigiani, i contadini stavano nelle case intorno. Si girava sempre, a fare pattuglie. Sono stato una settimana alla chiesa di Cinque Faggi. Altri giorni a Monte Cucco, poi a Caidomenici e infine a Candeleto.
Il prigioniero tedesco Sgnaff
A Candeleto abbiamo preso prigioniero un tedesco che faceva il bagno. Uno di noi, della bassa Italia, lo voleva ammazzare, ce la voleva coi tedeschi. Il tedesco stava mangiando e gli disse: “Mangia pure, che dopo ti si ammazza”. Al tedesco è caduto il cucchiaio… Poi però abbiamo messo la cosa ai voti e si è deciso di non ammazzarlo. È rimasto con noi, a darci una mano in cucina. Lo chiamavamo Sgnaff. Quando vennero i tedeschi a Pietralunga, volle restare con noi.
Battaglia di Pietralunga e morte di Luigi Martinelli
Si era dietro una siepe, sopra il cimitero di Pietralunga. A un certo punto ci è scoppiata vicino una grossa bomba di mortaio. Io non riuscivo a respirare, mi mancava il respiro, mi sembrava di stare per morire. Gigino Martinelli era di Castelguelfo. La scheggia di una bomba di mortaio gli ha sventrato l’intestino. L’ho visto in quelle condizioni. Poi siamo scappati tutti. Secondo Radicchi è stato ferito a un braccio, è scappato e si è rifugiato nel soffitto di una casa. Lì vicino è morto anche Genesio Polidori, fratello di Giuseppe, colpito alla gamba/inguine, è morto sul campo di granturco e non l’hanno trovato subito.
Shock dopo la battaglia
Siamo scappati giù verso Carpini, si era rimasti in 4. Abbiamo buttato via le armi, non se ne voleva sapere più niente della guerra. Arruolarmi nel Gruppo di Combattimento Cremona?“A me m’era bastata Pietralunga…”. Rimasto scioccato, “ma sè matto! pensavo de morì melì …  e Gigino con tutti i budelli de fora… l’hanno soterèto melì”.

Testimonianza raccolta da Alvaro Tacchini nel settembre 2014. Testo protetto da copyright, non riprodurre senza citare la fonte.