Mentre ferveva il lavoro di composizione e stampa dei Rerum allo Stabilimento Lapi, lo scambio epistolare tra Carducci e l’editore si infittì. Si legge in una nota dell’editore del 24 febbraio: “Carissimo professore, se Ella mi potesse favorire quelle due righe di dedica per Margherita di Savoia e rimandarmi la bozza del frontespizio che le invio, potrei stampare il primo foglio dove mi capita il ritratto del Muratori la di cui stampa in carta a mano è molto laboriosa. Così guadagno tempo del quale ne ho immenso bisogno”.
Carducci gli compose la dedica prontamente: “Alla maestà / della / Regina Margherita / tra la storia antica d’Italia / e la nuovissima / Stella ferma candida propiziatrice”.
Di lì a qualche giorno Lapi chiese l’autorizzazione a rendere pubbliche delle anticipazioni della prefazione. Carducci gli rispose che, in quanto editore, era sua facoltà farlo, ma ciò avrebbe dei problemi a lui autore, per un suo impegno di esclusiva, per quanto riguarda gli scritti nei periodici, con la rivista «Nuova Antologia». Con la sua prosa energica concluse: “Si conservi; faccia una bella edizione come promette la mostra e si spicci, ché io mi sono spicciato”.
Lapi, per fugare ogni dubbio sull’impegno profuso per chiudere al più presto, rivelò che era stato necessario chiarire con uno studioso dei dubbi sulla impaginazione di un saggio: “Appena chiarito questo dubbio stampo subito. Figuri se mi spiccio! […] Per il 20 corrente vi è l’adunanza dei comproprietari dello Stabilimento e per fare vedere la pubblicazione pronta ne presenterei una copia stampata appositamente! Da questo può comprendere quanto mi interessi di uscire presto. […] Spero che l’edizione soddisferà. Per lo meno io vi pongo tutta la cura […]”.
L’intesa fra i due era forte. Tanto si mostrava pignolo il poeta nella correzione delle bozze, tanto premeva all’editore di pubblicare un’opera irreprensibile dal punto di vista estetico e tipografico. Lo avrebbe ribadito lo stesso Lapi nel foglio pubblicitario dei Rerum che accompagnava il modulo per la sottoscrizione dell’abbonamento ai fascicoli: “Non speranza di lucro mi ha mosso a così difficile impresa: ma solo desiderio di continuare le migliori tradizioni dell’arte della stampa, di legare il nome di questa Città cui ho dedicato con amore di figlio la parte migliore della mia vita e della mia operosità, ond’ebbi il gradito compenso d’essere ascritto fra i suoi cittadini, ad un’opera tipografica non comune e non immeritevole di lode […]”.
Il 23 marzo Carducci dette il via libera a Lapi per la stampa della prefazione: “Sei beccaccie [glie le aveva fatte portare Lapi il giorno precedente, n.d.a.] mi furono annunziatrici care e gioconde della sua lettera alla quale fo breve risposta. L’ultima bozza sta bene […]”. Ma ebbe qualche ripensamento e s’affrettò a scrivergli di nuovo: “Se le bozze della prefazione non sono ancora sotto il torchio, voglia rimandarmele. Aspettando, mi sono nati dei dubbi. Non creda però che siano lunghe correzioni; stia sicuro di riaverle subito. Se venissero ripulite, sarebbe bene. Scusi e si abbia i miei saluti”.