Piantagione di sub-tropicale devastata dalla grandine.
Protezione di garza del sub-tropicale danneggiata dalla grandine.
L’insidia del maltempo
Le avverse condizioni atmosferiche falcidiarono il raccolto del 1959 con un calo della produzione di circa il 25% rispetto alla media decennale; peggior sorte subì il sub-tropicale, andato perduto per circa la metà. La crisi dell’agricoltura ebbe pesanti riflessi in città, quando la mancanza di lavoro per la Fattoria si tradusse in un precoce licenziamento delle tabacchine. In quel 1960, mentre l’eccessiva piovosità rischiava di aggravare la situazione, la Fattoria finì al centro di dure polemiche, certamente acuite dall’atteggiamento della direzione aziendale, restia a condividere con le forze politiche e sociali la valutazione della crisi in atto e a concordare provvedimenti a favore delle maestranze.
Contribuì ad aggravare la tensione l’agitazione dei coltivatori di tabacco, alcuni dei quali si rifiutarono di conferire il prodotto alla Fattoria. Chiedevano il pagamento diretto ai coloni della quota loro spettante (circa il 15% dei soci non davano ancora attuazione a un accordo in tal senso risalente al 1946), l’ausilio di un perito di parte e l’aumento dell’indennità di infilzatura. Il consiglio di amministrazione, pur rendendosi conto che le rivendicazioni erano fondate e che il malcontento stava dilagando nelle campagne, in un primo tempo preferì non accogliere le richieste, per non dare l’impressione di cedere alla pressione sindacale; poi si limitò ad accordare un incremento del compenso di infilzatura. Solo nell’agosto del 1963 la Fattoria avrebbe riconosciuto ai coltivatori la facoltà di farsi assistere nelle operazioni di perizia da un consulente tecnico di parte.
Parve comunque che le difficoltà del biennio 1959-1960 potessero con facilità essere lasciate alle spalle. La Fattoria vantò di esserne uscita “indenne, rafforzata nella sua organizzazione di lavoro”, con una “formidabile” capacità organizzativa nella cura dei tabacchi sub-tropicali e maestranze che avevano raggiunto un’efficienza “difficilmente superabile”; si nutriva inoltre la convinzione di poter entrare con successo “nell’agone del mercato competitivo” con “prodotti graditi ai consumatori stranieri a prezzi di concorrenza”.