Cominciamo da loro, visto che festeggiamo il 150° dell’Unità d’Italia. Finora se ne è parlato poco di queste donne. Giulia Niccolini ad esempio. Di origine fiorentina, moglie del marchese tifernate Giuseppe Pasqui, faceva parte del ristretto gruppo di cospiratori liberali di Città di Castello. Ascoltata consigliera dei patrioti, detestata dal potere pontificio, fu lei a organizzare la festa di piazza nella quale il popolo tifernate fraternizzò con i piemontesi liberatori.
Da una nobile a delle popolane. Maria Picchi e la nipote, arrestate e condannate a venti nerbate nel 1851 per aver aizzato i passanti ad aderire al boicottaggio del fumo; era stato promosso clandestinamente per diminuire le entrate fiscali dello Stato Pontificio. Donne che fanno capire quanto la voglia di Italia e di libertà fosse diffusa tra la gente. E Rosa Duranti, di Sansepolcro. Giunse in città l’11 settembre 1860 con un folto gruppo di patrioti tifernati insieme alle truppe piemontesi; fu lei a sventolare per prima la bandiera italiana in città, mentre intorno ancora si combatteva.