Nei primi mesi del 1849 l’esperienza repubblicana si svolge a Città di Castello su due fronti: le vicende di governo nell’ambito del Municipio e le proposte politiche presso il Circolo Popolare. Da un punto di vista amministrativo, Città di Castello in parte subisce e in parte aderisce alla vicende dello Stato romano, prima, e quindi della Repubblica Romana. Anzi, proprio agli inizi dell’anno il Circolo Popolare di Città di Castello si trova inserito in un gioco più vasto di quello tutto sommato angusto dello Stato pontificio. In data 2 gennaio infatti giunge da Firenze una lettera del comitato centrale provvisorio dell’Associazione per la Costituente Nazionale Italiana. Essa tendeva per così dire la mano ai cittadini umbri per allargare la prevista Costituente romana anche ad altre zone d’Italia: “Cittadini! Questo Comitato confida nello Spirito Italiano del Vostro Circolo perché il fatto della Costituente Romana sia volto a profitto della causa nazionale”.
Una battuta di arresto si ha con la mancata adesione degli organismi ufficiali delle nostre zone alla convocazione dei comizi elettorali. Così come le autorità perugine, anche quelle di Città di Castello, San Giustino e Citerna manifestano contrarietà alla svolta liberale. Il governatore tifernate Pietro Testa così si espresse in un documento riservato inviato alla delegazione di Perugia: “Non debbo dissimulare alla E.V. che tanto nella città quanto nelle Campagne il timore della scomunica ha portato tale ansia, e commozione negli animi, che io non saprei a qual punto potesse giungere, e come prorompere alla più lieve occasione”.
È dunque una commissione formata da Orazio Alippi presidente, Amilcare Mattiucci, Vincenzo Baldeschi, Domenico Dragoni e Lodovico Corbucci a notificare l’indizione delle elezioni il 18 gennaio 1849. La stessa Commissione il 20 gennaio rivolge un appello ai cittadini, sottolineando che il giorno seguente sarà il più bello, il più splendido e il più solenne del secolo, il giorno in cui si sceglieranno i deputati per la Costituente romana e italiana. Il volantino si conclude con queste frasi: “Cittadini! L’ora del Riscatto è suonata. Dio è col Popolo. Unione Ordine Fratellanza, e il Popolo trionferà”.
Il tono di questo vibrante appello fa capire che l’estensore del testo era uno dei partecipanti alla commissione, Lodovico Corbucci (sostenuto dal figlio Filottete). Il 26 gennaio 1849 ripeteva in un discorso al Circolo Popolare il grido mazziniano: “Dio e popolo”.
La campagna elettorale continuò con un proclama in data 20 gennaio rivolto ai collegi elettorali della Provincia di Perugia, di Foligno, di Città di Castello, e di Todi ad opera dei Circoli Popolari delle stesse città. I presidenti dei vari Circoli (per Città di Castello firmava Pietro Dini raccomandavano ai concittadini i propri candidati: per Città di Castello Giuseppe Bufalini e Antonio Sediari.
Erano elezioni ben diverse da quelle del 1848; il suffragio, anche se riservato ai soli uomini di età superiore ai 25 anni, era su base universale, senza limiti né di reddito né di istruzione (nei registri si vedono molti nomi segnati con una croce). In tutta l’Umbria si dovevano eleggere 14 rappresentanti; a Città di Castello risultarono eletti i candidati del Circolo Popolare Giuseppe Bufalini e Antonio Sediari. Essi diedero il loro voto alla istituzione della Repubblica Romana, il 9 febbraio 1849. Per quanto riguarda il numero degli elettori dei quali i deputati erano rappresentanti non abbiamo dati precisi. Si ipotizza che in tutto lo Stato ammontassero ad un terzo degli aventi diritto e ad un decimo del totale degli abitanti.
L’articolo è un estratto, privo delle note che corredano il testo di Antonella Lignani nel volume Alvaro Tacchini – Antonella Lignani,“Il Risorgimento a Città di Castello” (Petruzzi Editore, Città di Castello 2010).