Pierangeli restò direttore de “La Rivendicazione” fino al 21 febbraio 1948, quando, in vista delle elezioni politiche di aprile, il periodico divenne l’organo del Fronte Democratico Popolare. In pubblico condivise quell’esperienza di alleanza fra il suo partito e i comunisti. In privato invece, oltre a prevedere la netta vittoria della Democrazia Cristiana, espresse anche forti dubbi sulle reali capacità del Fronte Popolare di governare il Paese: “Non credo alla vittoria del Fronte: non me l’auguro neppure perché non credo che il Fronte esprimerà uomini capaci di assumere il Governo, in quanto questa capacità ancora manca alle sue masse”. In quei mesi, scrivendo all’amico Zuccarini, confermò più volte la convinzione che “immaturità politica ed economica” ed “infantilismo” avrebbero impedito alla classe operaia di conquistare il potere. Per tale immaturità biasimava in particolar modo il “semplicismo” e l’“astrattismo” dei comunisti, la vera forza egemone del movimento dei lavoratori.
Quello che Pierangeli definì uno “scetticismo realista” non gli impediva di nutrire ancora una profonda fiducia nell’avvenire. Si rendeva conto che la costruzione di una democrazia vera ed efficace, dopo vent’anni di dittatura fascista, richiedeva tempo e lavoro. E lui non aveva la minima intenzione di demordere, di veder appassire i suoi sogni, di dare l’impressione di essere deluso. […]
Proprio quelle elezioni segnarono la più cocente delusione politica di Pierangeli. Infatti non fu candidato al seggio senatoriale – quando la cosa sembrava ormai certa – a causa dell’opposizione delle “gerarchie” dei partiti del Fronte. Lo confidò a Zuccarini: “[…] mi hanno silurato in malo modo, perché io non sono stato un antifascista aperto e conseguente e perché io puzzo di liberale anticomunista”; e inoltre: “[…] si vuole persona conformista, mentre io puzzo di eretico lontano un miglio”. L’ostracismo nei suoi confronti, considerato che il candidato al collegio senatoriale fu in effetti eletto, privò l’Alta Valle del Tevere della rappresentanza in Parlamento più autorevole e competente che la sinistra potesse esprimere.
Il 25 aprile 1948 il Fronte Popolare Democratico raccolse a Città di Castello 8.713 voti, contro gli 8.269 della D.C., che però prevalse nel centro urbano. Il 1° maggio Pierangeli riprese a firmare editoriali per “La Rivendicazione”, inneggiando all’unità proletaria, ma esortando a combattere ogni forma di intolleranza e di fanatismo.
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Si vedano nell’allegato i risultati delle elezioni del 1948.
Sunto, senza note, tratto da A. Tacchini, Giulio Pierangeli: l’uomo e il politico, in Giulio Pierangeli. Scritti politici e cronache di guerra, a cura di A. Lignani e A. Tacchini, Istituto di Storia Politica e Sociale Venanzio Gabriotti, Petruzzi Editore, 2003.