All’inizio di luglio 1944 i combattimenti investirono le montagne a meridione della valle. In seguito allo sfondamento della Linea Albert da parte degli Alleati, i tedeschi si ritirarono lungo la successiva linea difensiva Monte Murlo – Monte Acuto – Monte Corona – fiume Assino – Montelovesco. Nutrivano la convinzione di poter resistere accanitamente su quelle alture. In effetti l’attacco scatenato dalla 10a e dalla 25a brigata indiana nella notte tra il 2 e il 3 luglio ebbe un esito contraddittorio. Il battaglione gurkha della 10a, appoggiato dall’artiglieria, da uno squadrone di carri armati degli Hussars e dalle mitragliatrici dei Northumberland Fusiliers, si mosse da Castel Rigone e riuscì a conquistare Monte Murlo, difeso da una settantina di tedeschi, resistendo poi a un loro contrattacco. Invece i reparti garhwali e beluci delle due brigate non furono in grado di sopraffare le difese germaniche a Monte Acuto e Monte Corona. In particolare l’attacco dei beluci a Monte Acuto si risolse, per ammissione degli stessi britannici, in un “costoso insuccesso”, con 32 perdite. Si resero così conto di aver sottovalutato, per errate informazioni, la forza dei tedeschi. Quanto a Monte Corona, quel 3 luglio un reparto attaccante dei garhwali fu inchiodato sulle sue posizioni dal fuoco di sbarramento tedesco per oltre nove ore.
Fonti germaniche forniscono ulteriori dettagli sulla battaglia di Monte Acuto. Un reparto di 120 inglesi e indiani riuscì in un primo momento a occupare due basi del 132° reggimento della 44a divisione presso il villaggio di Galera, a Monte Acuto. Ma la reazione tedesca fu immediata: “Visto il valore di queste posizioni in un territorio molto frammentato e molto difficile, il comandante del reggimento colonnello Hoffmann decise di fare subito un contrattacco. 35 uomini sotto la guida del tenente Zacke, sostenuti in modo eccellente dall’artiglieria del reggimento, riuscirono ad attaccare queste basi ai fianchi e riprenderne possesso. Il nemico ebbe 35 morti e feriti e 12 prigionieri. Il bottino: una mitragliatrice, un lanciagranate, 22 fucili, 8 machinepistole e una grande radio-trasmittente”. In un altro scontro gli uomini del sergente maggiore Eder respinsero l’assalto di una trentina di nemici, che ebbero 12 morti e un prigioniero. Qualche giorno dopo, poco più a nord, lo stesso Eder si sarebbe guadagnato la prestigiosa Croce Tedesca in Oro per il valore dimostrato in combattimento: “Nella lotta uomo a uomo, che fu molto feroce, il nemico patì perdite sanguinose, ma anche Eder subì una brutta ferita per un colpo ai reni; tuttavia continuò il contrattacco fin quando perse conoscenza”. Il comandante generale del 51° corpo d’armata di montagna si compiacque per l'”eccellente comportamento” della 44a divisione: “Granatieri! Voi avete lasciato, con la vostra gloriosa fermezza, una traccia nella storia della nostra divisione H.u.D. Le battaglie del 27 giugno, ad entrambi i lati del Tevere e l’assalto a Monte Murlo e Monte Acuto del 3 luglio 1944 sono degli esempi lampanti del vostro coraggio eroico”.
La tenace resistenza tedesca fu comunque vana. Soprattutto la caduta di Cortona il 3 luglio, sul fronte della Valdichiana, e i progressi degli Alleati nella pianura tiberina verso Pierantonio e lungo l’Appennino umbro-toscano verso Preggio rischiavano di mettere in trappola le truppe attestate sulle roccaforti di Monte Acuto e Monte Corona. Due brigate indiane supportate dai mezzi corazzati degli Hussars avevano cominciato a muoversi da Perugia lungo il Tevere verso nord il 30 giugno. L’indomani avevano raggiunto Colombella e Ramazzano senza incontrare resistenza. L’avanzata lungo le alture a oriente del Tevere stava invece richiedendo – e da allora divenne una mossa abituale in questo settore del fronte – manovre di aggiramento che disorientavano i tedeschi e provocavano il cedimento delle loro posizioni. Nelle prime ore del 2 luglio gli anglo-indiani erano a Civitella; al tramonto raggiungevano Solfagnano. Il 3 luglio, proprio mentre i combattimenti infuriavano su Monte Corona e Monte Acuto, potevano dunque attaccare Pierantonio, fortemente difeso dai tedeschi appostati sulle colline sovrastanti. Negli scontri che prelusero alla conquista del paese, il 4 luglio, rifulse il valore del soldato semplice A. J. Baldwin, del 1° battaglione del King’s Own Royal Regiment. Mentre gli uomini del suo plotone erano bloccati dal fuoco nemico, riuscì a strisciare fino alla postazione della mitragliatrice nemica e a catturare i cinque tedeschi che si trovavano nella trincea. Ma la conquista di Pierantonio costò un prezzo elevato ai fanti del Punjab e del King’s Own, che ebbero 36 uomini uccisi, tra cui tre ufficiali.
A prendere Preggio, il 3 luglio, fu lo squadrone D del 1° reggimento del King’s Dragoon Guards. I britannici definirono quella intorno al paese una “dura battaglia”. Aprì la strada verso la valle del Niccone, ma i carri armati ebbero a che fare con un percorso ostruito da crateri e con un intenso fuoco di sbarramento di artiglieria, mortai e mitragliatrici. Le prime pattuglie di fanti riuscirono a raggiungere il torrente Niccone il 4 luglio, “dopo aver trovato innumerevoli mine e demolizioni”. Come di prassi nella loro ritirata, i guastatori germanici avevano reso inservibile la strada della valle del Niccone, da essi considerata una via di rilevanza strategica.
Per il testo integrale con le note e i riferimenti iconografici, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.