Laureato, a 27 anni insegnava italiano nella Scuola Tecnica tifernate. Risale a qull’epoca un suo lavoro edito per i tipi di Scipione Lapi: Il lavoro e la civiltà. V giugno MDCCCLXXXVII. Nel 1892 il Comune lo nominò insegnante di italiano storia e geografia al ginnasio e direttore dello stesso.
Intanto era pure iniziata la vita pubblica di Patrizi. Eletto in consiglio comunale nel 1890, fu per qualche mese assessore nella giunta del sindaco Antonio Gnoni e membro della commissione municipale di vigilanza per la biblioteca.
Prese subito molto a cuore l’economia locale, con particolare riguardo alle questioni agricole e ai problemi delle comunicazioni e dell’isolamento della valle. Nel 1893 fu tra i principali promotori dell’Esposizione Agricola di Città di Castello; due anni dopo era già ai vertici del Comizio Agrario dell’Alta Valle del Tevere. Il periodico “L’Umbria Agricola. Giornale di economia rurale e delle industrie campestri” nel 1896 gli riconosceva competenza in merito alla cooperazione agricola e alle casse di prestito rurali. Nel 1899, nell’assemblea dei soci della Cassa di Risparmio tifernate, fu "forbito" relatore della proposta di regolamento per prestiti a favore della piccola proprietà agraria. Nella stessa sede, due anni prima, Patrizi aveva perorato la causa dell’insediamento in città del Collegio-Convitto Serafini, chiedendo di sostenerlo finanziariamente.
Nei primi anni ’90 del XIX secolo, si calcolava in L. 150.000 il valore approssimativo dei suoi beni stabili. Nel settembre del 1894 acquistò dai Pierleoni il palazzo nell’odierna piazza Raffaello Sanzio, tra la chiesa di San Francesco e l’attuale via Angeloni.