Nell’estate del 1903 emersero le prime consistenti crepe all’interno dello schieramento liberal-monarchico. Diventarono infatti inconciliabili le differenze di linea politica e di carattere fra le due figure di maggior spicco a livello cittadino, Ugo Patrizi e l’avv. Francesco Bruni. Ormai il marchese propugnava idee di apertura verso le rivendicazioni economiche e sociali delle masse popolari, specialmente rurali; auspicava un ringiovanimento delle idee monarchiche, ora che erano “al contatto con le nuove idee democratiche”.
Questo non venne accettato dall’ala più conservatrice del partito liberal-monarchico. Maturò così il suo distacco dal partito nel quale aveva fino ad allora militato e dal suo leader carismatico nella valle Leopoldo Franchetti. Nel 1905 Patrizi aderì alla sezione locale del partito radicale, sorta l’anno prima.
Da allora divenne il capo indiscusso dei radicali altotiberini, continuando a seguire con particolare attenzione i problemi dell’agricoltura, delle comunicazioni e dell’ammodernamento del territorio.
Nel 1908 si acuì la rottura tra Franchetti e il marchese Ugo Patrizi. Franchetti si sentì offeso da un articolo di giornale e ne ritenne l’ispiratore proprio Patrizi. Lo incontrò in città e gli dette del “vigliacco”. Lì per lì Patrizi pensò di sfidare a duello il barone. Ma gli amici radicalo lo dissuasero pubblicamente, con vigore, di dare “esecuzione al suo proposito di chiedere una riparazione per le armi per l’insulto subito”. Gli suggerirono invece di ricorrere all’autorità giudiziaria. Patrizi fece così. Franchetti, a sua volta, lo querelò per diffamazione. Le querele sarebbero state ritirate 10 mesi dopo.
Nelle elezioni politiche dell’anno dopo, Patrizi sfidò Franchetti, che tentò la riconferma del seggio alla Camera dei Deputati. Il 7 marzo 1909, nel primo turno elettorale, le urne decretarono un primo ridimensionamento del deputato uscente, costretto al ballottaggio con Patrizi. La settimana dopo, il marchese sconfisse pesantemente Franchetti, con l’aiuto determinante dei voti dei socialisti, che nel primo turno avevano raccolto un lusinghiero risultato con il candidato Francesco Bonavita.