Conferenza di Giovagnoli a Palazzo Vitelli a Sant’Egidio.
L’approdo al fascismo
Nel marzo del 1924 il Fascio tifernate conferì solennemente a Giovagnoli la tessera di iscrizione ad honorem al P.N.F. con questa motivazione: “Uomo di vasta e profonda cultura, intelligenza aperta alle più belle manifestazioni moderne, interventista entusiasta […], direttore attivo di uno dei maggiori stabilimenti tipografici della nostra città, attività piena di feconde iniziative, presidente della Brigata Amici dell’Arte, dell’associazione commercianti e industriali, fiancheggiò nell’esaltazione più bella il movimento rigeneratore della gioventù fascista”.
Giovagnoli tenne il discorso ufficiale in occasione del VII anniversario della costituzione dei Fasci di Combattimento. Il settimanale “Polliceverso” lo presentò come “l’eminente camerata nostro, l’uomo che si è accattivato l’animo di tutta la città, l’italianissimo sacerdote, idolatrato dalle camicie nere”. Abile oratore, Giovagnoli suscitò l’entusiasmo dei convenuti, indicando in Mussolini “un simbolo vivente di tutta la nostra razza”, colui che aveva saputo instillare nel movimento fascista “un senso di fatale e di sacro”.
Il Fascio trovò in Giovagnoli il personaggio ideale, per indiscutibile cultura e non comuni capacità oratorie, cui ricorrere in occasione di manifestazioni politiche e di celebrazioni patriottiche. Dinanzi ai giovani dell’Avanguardia schierati per il giuramento, avrebbe detto: “Rianimate le forze neghittose e soprattutto dite che se è pur vero che tutto il fascismo non è qui nella nostra città, esso però ha tra noi tradizioni così pure e così gloriose che nessun evento potrà né smentire né oscurare giammai. Giovani avanguardisti, a noi!”
Durante la seconda guerra mondiale, Giovagnoli si rese disponibile per conferenze di propaganda patriottica promosse dall’Istituto Nazionale di Cultura Fascista. Le cronache locali riportano anche che, nell’ottobre del 1943, pronunciò alcune prediche a sostegno dello sforzo bellico della Repubblica Sociale Italiana.