Il consolidamento delle aziende fece maturare tra le maestranze degli stabilimenti l’esigenza di rafforzare i legami tra i tipografi della città.
L’associazione costituita per programmare e gestire le attività ricreative dei tipografi fu la Società Carnevalesca, fondata da alcuni volenterosi convenuti all’Albergo Bistarelli il 15 febbraio 1923. Fra le prime iniziative va registrata la celebrazione dell’Ottobrata, una gita sociale con banchetto da effettuarsi proprio nel mese di ottobre. La località che inizialmente ospitò le ottobrate fu la vicina frazione di Trestina: non erano ancora tempi da permettere gite a lungo raggio! Con il passare degli anni, accompagnati dal fedele concertino, i tipografi tifernati visitarono di volta in volta Montone, Anghiari, Gubbio, Passignano, Terni, Bocca Trabaria e Foligno.
Ecco la cronaca della gita a Montone del 1926: «Accoglienze entusiastiche in questa vecchia rocca storica: solito pranzo inappuntabilmente servito dai coniugi Gnagnetti; vinsanto a ruscelli. Un concertino costituito da valorosi elementi dà allo splendido sole di ottobre la voluta festosa di gioconde note alternate al canto dell’inno tipografico scritto per l’occasione dal socio Cavargini e magistralmente musicato dal bravo Sansuini Emilio, valoroso elemento della banda cittadina».
In seguito, oltre al puro e semplice momento ricreativo, le Ottobrate vennero caratterizzate da stimoli istruttivi e artistici, anche per l’ambizione del regime fascista di realizzare, attraverso i momenti dopolavoristici, «una coscienza operaia più evoluta e più conscia dei valori nazionali».
La Società dei Tipografi, però, era nata soprattutto per festeggiare il Carnevale. Il primo veglione della categoria ebbe luogo nel febbraio del 1924 al Teatro «La Vittoria», dopo il tradizionale cenone consumato all’Albergo Cannoniera. Da allora il veglione dei tipografi rappresentò a lungo uno dei momenti più sentiti del Carnevale tifernate.
Nel corso della sfilata di carri mascherati del 1931, la Società dei Tipografi ripropose il Re del Carnevale tifernate, “sua maestà Dodone”. Il carro con l’enorme testa di Dodone III — l’ultima sfilata, con Dodone II, aveva avuto luogo nel lontano 1905 — sfilò per le strade della città, sorridendo «soddisfatto e sicuro di attirare sulla sua nobile corte gli sguardi infuocati delle belle maschiole tifernati» e tenendo d’occhio i fili elettrici per non rimanervi impigliato.
I tipografi avrebbero voluto riproporre Dodone negli anni successivi, ma per un complesso di motivi, tra i quali questioni di ordine pubblico — il regime aveva vietato di girare mascherati in occasione del Carnevale — il Carnevale stesso andò in crisi e con esso la Società dei Tipografi, che rimase inoperosa dal 1933 al 1946.
La Società pubblicò nel 1928 e nel 1933 due numeri unici de «La Bozza», giornale riproposto anche in occasione delle celebrazioni carnevalesche del 1947, 1948 e 1962, e che costituisce una fonte di estrema importanza per raccogliere notizie sull’evoluzione del mondo tipografico tifernate.