L’ubicazione della nuova stazione fu una questione molto dibattuta nell’immediato dopoguerra. Chi, per comodità, la voleva ancora a ridosso del centro storico; chi invece, in modo più lungimirante, suggeriva di spostarla verso la campagna, per evitare che la linea ferroviaria “strozzasse” il centro urbano. Prevalse fortunatamente questa seconda tesi e nel 1949 iniziarono i lavori.
La nuova stazione, là in mezzo ai campi, sembrava proprio una “cattedrale nel deserto”: mancava un ponte sul torrente Scatorbia e mancava la via d’accesso, l’odierno viale Carlo Liviero. Però i tifernati finirono con l’apprezzare la scelta dell’ubicazione; e s’accorsero dei vantaggi che offriva la proiezione della città verso la campagna, con l’apertura di una vasta area attrezzata per l’urbanizzazione. All’epoca c’era fame di case, con quasi 10.000 tifernati ammucchiati all’interno del centro storico. E c’era fame di lavoro: così facevano ben sperare quei 40 operai occupati nella costruzione della stazione.
Tuttavia ancora nessun treno arrivava a Città di Castello. I binari si stavano letteralmente arrugginendo. L’elettrificazione della linea richiese parecchio tempo. Un primo servizio ferroviario provvisorio fu avviato il 20 maggio 1956; per veder attuato il pieno servizio merci e passeggeri bisognò attendere l’estate del 1958.
All’interno della stazione ferroviaria, nel 1960 aprì un chiosco da giornalaio Marsilio Bocci. In quell’anno si stava costruendo anche il bar-buffet della stazione.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.