All’inizio di agosto del 1922 lo sciopero nazionale contro l’illegalismo fascista provocò una reazione repressiva da parte dello squadrismo che “trasformò l’iniziativa nella pietra tombale dell’antifascismo”. Appena si esaurì la mobilitazione operaia, alla quale non mancarono adesioni nei principali centri della regione, ma non ebbe seguito a Città di Castello, le squadre d’azione umbre puntarono su Ancona. Dopo averla espugnata, la spedizione completò la “redenzione della Marca bolscevica”. Gli squadristi tifernati – 42 membri della “Disperatissima” e della “Fiume” guidati da Gino Patrizi e Giuseppe Gentili – parteciparono sia all’assalto ad Ancona, sia alle incursioni su Pergola, Palombina, Tolentino, Iesi, Pesaro, Urbino, Fano, Macerata e Cagli.
Nello stesso mese di agosto gli squadristi di Città di Castello, sempre agli ordini di Patrizi, estesero il loro intervento alla parte settentrionale delle Marche, portandosi a Borgopace, dove costrinsero gli abitanti ad imbandierare le case e si fecero consegnare la bandiera comunista, e a Lamoli. All’inizio di settembre presero poi parte all’offensiva finale contro Terni. Si distinse Gino Patrizi, che ebbe la nomina a seniore e comandante di coorte.
Si giunse così alla Marcia su Roma. Il 23 ottobre furono numerosi gli altotiberini che si mossero verso Perugia, per prendere la posizione assegnata a Porta Pesa. Fra coloro che, il 27 ottobre, mentre la tensione si accumulava, entrarono nell’ufficio del prefetto Franzé per imporre “la resa senza spargimento di sangue”, vi era anche il comandante della centuria di Città di Castello.
Occupata Perugia, Mussolini vi pose il quartier generale per l’avanzata verso la capitale.
All’indomani della Marcia su Roma assunse le redini del fascismo umbro un quadrumvirato, composto da Romeo Gallenga, Guido Pighetti, Giuseppe Bastianini e Felice Felicioni. La legione umbra delle camicie nere si strutturava in sei coorti, comandate dal console Pietro Graziani. Quella di Città di Castello faceva capo al seniore Gino Patrizi e comprendeva due centurie: la tifernate, affidata al centurione Alberto Pellegrini, e l’umbertidese, agli ordini di Guido Ramaccioni. A testimonianza della significativa presenza dello squadrismo di Città di Castello, l’alfiere della legione umbra era Giuseppe Gentili…
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.