Militari britannici entrano a Umbertide.
Mezzi corazzati britannici a Umbertide.
Veduta di Umbertide prima della guerra.

La liberazione di Umbertide

Teodorico Forconi scriveva nel suo diario il 3 luglio 1944: “Il rumore spaventoso della truppa in ritirata incute terrore. Intanto saltano mine e ponti; colpi da ogni parte. […] Sulla strada secondaria comincia il passaggio serale dei soldati e mezzi in ritirata”. Quello stesso giorno, a Città di Castello, pochi chilometri a nord di Falerno, dove Forconi era sfollato, i guastatori germanici facevano saltare in aria la stazione ferroviaria e procedevano con l’opera demolitrice della linea.

Dall’altra parte del Tevere, sul colle di Serra Partucci a oriente di Umbertide, i contadini recatisi di buon mattino a mietere il grano s’accorsero che il fronte bellico stava ormai incombendo: “Abbiamo dovuto abbandonare in fretta il lavoro, perché si sentivano i cannoni molto vicino; cadevano granate. Tornando a casa abbiamo cominciato a lavorare vicino a casa, ma presto anche da qui siamo dovuti fuggire. Sempre più forte sparavano con l’artiglieria: una vera offensiva”. La notte dal 3 al 4 luglio nessuno riuscì a dormire: “Di notte ci ha svegliato un gran boato, tutta la casa tremava, ci siamo subito alzati, vestiti e usciti fuori. Abbiamo visto saltare in aria un ponte e poi anche altri ponti. Tutta la notte sparavano terribilmente”. A crollare erano i ponti della valle dell’Assino, minati dai tedeschi. Le esplosioni si susseguivano da un lato all’altro della valle. Il 5 luglio il maestro Forconi annotava: “Un fortissimo rombo: cade il ponte che unisce Trestina a Cornetto. […] Verso sera colpi di cannone tedesco sulla via di Montecastelli”.

Poco prima dell’alba di quel 5 luglio, senza incontrare particolare resistenza, la 25a  brigata indiana entrò a Umbertide con il 1° battaglione del King’s Own Royal Regiment e ne acquisì il pieno controllo a sera con il 3° battaglione del 1° reggimento Punjab. La notte stessa alcune pattuglie in avanscoperta entrarono in contatto con i tedeschi presso Montone. Costretti ad abbandonare Monte Acuto e Monte Corona, erano dunque retrocessi sulla linea di difesa Monte Bastiola – Montone – Carpini.

Contemporaneamente gli anglo-indiani consolidavano le posizioni a ovest del Tevere, portando il quartiere generale tattico della 10a brigata a Polgeto, alle pendici di Monte Acuto. Un’annotazione nel Diario di guerra del 1° battaglione Durham rivela come, in una guerra che pure vedeva impiegati mezzi tecnici d’avanguardia, non si potesse ancora prescindere dall’apporto dei muli su un terreno montagnoso: “I muli sono arrivati al quartier generale tattico, in quanto è impossibile usare mezzi di trasporto”. Questi umili quadrupedi si sarebbero mostrati ancora essenziali nel prosieguo della guerra sulle montagne altotiberine.

Intanto, in Valdichiana, gli Alleati avevano raggiunto Castiglion Fiorentino e Monte San Savino. Invece, sul fianco destro della 10a  divisione indiana, procedevano più lentamente. I mezzi corazzati del 12° Lancers stavano portando avanti un “pattugliamento aggressivo” in direzione di Gubbio, ma la conformazione del territorio permetteva ai tedeschi di tener bene sotto controllo la sola via di comunicazione attraverso i monti in quella zona: “La gola era profonda e le sue pareti ripide, così che con forze esigue si poteva controllare il passo indefinitamente. I tedeschi non subirono una dura pressione a Gubbio e difesero quel nodo viario per circa un mese dalle pattuglie del 12° Lancers”.

Mentre a Umbertide continuavano ad affluire truppe anglo-indiane, festosamente accolte dalla popolazione, il governatore alleato nominava sindaco Mariano Migliorati, al quale sarebbe succeduto di lì a pochi giorni Giuseppe Migliorati.

 

Per il testo integrale, con le note e la fonte delle illustrazioni, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.