La piazza tifernate si configura ora come una solida e diversificata realtà poligrafica e cartotecnica. Dai primi anni Cinquanta, infatti, al settore grafico editoriale – come ora viene denominato – si è affiancato con crescente importanza il grafico cartotecnico. La sua storia conferma come, a Città di Castello, rilevanti esperienze industriali traggano origine in epoche difficili da imprenditori assolutamente poveri di capitale, ma sorretti da ingegnosità e spirito di iniziativa.
Nell’immediato dopoguerra, quando realizzò le prime confezioni per servizi di posateria da regalo, il giovane Antonio Gasperini era commesso nel negozio di articoli casalinghi di Mario Biagioni; e a Biagioni vendeva le scatole fabbricate a mano, nella propria soffitta, nelle ore libere della sera. Null’altra competenza Gasperini aveva se non i rudimenti di falegnameria appresi alla Scuola di Avviamento Professionale. Gasperini e Biagioni divennero poi soci, con Luigi Berliocchi, nello Scatolificio Astuccificio Tifernate. Con una quindicina di addetti, l’azienda costruiva astucci per posaterie per grossisti di articoli casalinghi e da regalo umbri, toscani e marchigiani.
Nel 1955 Biagioni avviò una sua impresa, la F.I.S.A. Intanto la S.A.T. acquisiva le prime commesse dalla “Perugina”, un rapporto di lavoro impegnativo, ma che garantiva un roseo futuro. Di lì a poco avrebbe iniziato a costruire cassette per confezioni di liquori della “Stock” e della “Vecchia Romagna”. Mentre la fabbrica di Gasperini manteneva il carattere di scatolificio, la F.I.S.A. si proiettò in ambito cartotecnico, con le prime stampe su cartoncino e su carta da rivestimento. Con la società italiana che ormai si sviluppava in direzione di uno straordinario incremento dei consumi, gli stabilimenti tifernati divennero “aziende di servizio” per grandi industrie alimentari e dolciarie, della zona – oltre la “Perugina”, la “Buitoni” di Sansepolcro – e di altre regioni italiane.
Nel 1964, quando si insediò nella zona industriale, lo Scatolificio Gasperini contava 115 operai; la F.I.S.A., il cui stabilimento fu edificato sulla riva destra del Tevere, ne aveva 205. Poi le innovazioni tecnologiche portarono a un graduale decremento dell’occupazione. Non diminuì però il lavoro. Le considerevoli prospettive che ancora si aprivano per la produzione di confezioni di alta qualità estetica stimolò nel 1968 la nascita di una nuova impresa, la Cartotecnica Tifernate: la promossero Antonio Gasperini, Luigi Berliocchi, Paolo Marioli, Piero Benedicenti, industriale del settore proveniente da Chieri, e Domenico Fronduti, che portò con sé la vasta esperienza acquisita alla “Perugina”.
La piazza tifernate si configura ora come una solida e diversificata realtà poligrafica e cartotecnica. Dai primi anni Cinquanta, infatti, al settore grafico editoriale – come ora viene denominato – si è affiancato con crescente importanza il grafico cartotecnico. La sua storia conferma come, a Città di Castello, rilevanti esperienze industriali traggano origine in epoche difficili da imprenditori assolutamente poveri di capitale, ma sorretti da ingegnosità e spirito di iniziativa.
Nell’immediato dopoguerra, quando realizzò le prime confezioni per servizi di posateria da regalo, il giovane Antonio Gasperini era commesso nel negozio di articoli casalinghi di Mario Biagioni; e a Biagioni vendeva le scatole fabbricate a mano, nella propria soffitta, nelle ore libere della sera. Null’altra competenza Gasperini aveva se non i rudimenti di falegnameria appresi alla Scuola di Avviamento Professionale. Gasperini e Biagioni divennero poi soci, con Luigi Berliocchi, nello Scatolificio Astuccificio Tifernate. Con una quindicina di addetti, l’azienda costruiva astucci per posaterie per grossisti di articoli casalinghi e da regalo umbri, toscani e marchigiani.
Nel 1955 Biagioni avviò una sua impresa, la F.I.S.A. Intanto la S.A.T. acquisiva le prime commesse dalla “Perugina”, un rapporto di lavoro impegnativo, ma che garantiva un roseo futuro. Di lì a poco avrebbe iniziato a costruire cassette per confezioni di liquori della “Stock” e della “Vecchia Romagna”. Mentre la fabbrica di Gasperini manteneva il carattere di scatolificio, la F.I.S.A. si proiettò in ambito cartotecnico, con le prime stampe su cartoncino e su carta da rivestimento. Con la società italiana che ormai si sviluppava in direzione di uno straordinario incremento dei consumi, gli stabilimenti tifernati divennero “aziende di servizio” per grandi industrie alimentari e dolciarie, della zona – oltre la “Perugina”, la “Buitoni” di Sansepolcro – e di altre regioni italiane.
Nel 1964, quando si insediò nella zona industriale, lo Scatolificio Gasperini contava 115 operai; la F.I.S.A., il cui stabilimento fu edificato sulla riva destra del Tevere, ne aveva 205. Poi le innovazioni tecnologiche portarono a un graduale decremento dell’occupazione. Non diminuì però il lavoro. Le considerevoli prospettive che ancora si aprivano per la produzione di confezioni di alta qualità estetica stimolò nel 1968 la nascita di una nuova impresa, la Cartotecnica Tifernate: la promossero Antonio Gasperini, Luigi Berliocchi, Paolo Marioli, Piero Benedicenti, industriale del settore proveniente da Chieri, e Domenico Fronduti, che portò con sé la vasta esperienza acquisita alla “Perugina”.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.