Il Primo Maggio i contadini iniziarono a festeggiarlo la notte della vigilia, accendendo dei falò. Si dettero da fare anche i cattolici e “Voce di Popolo”, nella quale scriveva il contadino Ruggero Fiordelli, si mobilitò a sostegno della “Unione Popolare”. Era comunque lo schieramento democratico a sentire in maniera particolare la festa. I socialisti organizzarono dei comizi a Trestina e Lama. Molti operai, contadini e artigiani si astennero dal lavoro (allora il Primo Maggio non era festa civile), ma il tempo fu inclemente. Si legge ne “La Rivendicazione”: “Nella mattinata la fanfara del Circolo Giovanile Socialista ha fatto il consueto giro in città; nel pomeriggio, nonostante che la pioggia non abbia concesso un minuto di tregua, moltissimi compagni ed operai sono recati a Lama ove l’attendevano quei lavoratori e si sono riuniti nella sala Altobianchi inneggiando alla festa mondiale del lavoro ed alla solidarietà operaia”. Anche a Trestina accorsero molti contadini. Cresceva in quella zona la coscienza di classe del ceto rurale. Ad aprile, una riunione della Lega Contadini di Trestina e Cornetto aveva visto per la prima volta la partecipazione di quasi 150 mezzadri e braccianti di Morra, Montecastelli, Bonsciano e San Leo.
In estate riprese l’agitazione dei contadini per il rinnovo del patto colonico. Giunse a dar loro man forte un sindacalista di professione, il socialista Ermes Moretti.