L'area di piazza Vitelli sottoposta a ristrutturazione.
Il portico di Palazzo Vecchio Bufalini
Il dibattito per la scelta della sede della stazione ferroviaria non fu che uno dei tanti momenti di confronto che si verificarono negli ultimi quarant’anni dell’’800 su temi di carattere urbanistico. In questo periodo, gli amministratori e la pubblica opinione affrontarono con continuità e anche con passione i problemi della città. Gli interventi effettuati mutarono il volto ad alcuni suoi significativi scorci e sarebbero rimasti i più rilevanti prima degli sconvolgimenti di questo secondo dopoguerra. Fu proprio la piazza principale della città, piazza Vitelli o “piazza di sopra”, a restare costantemente al centro del dibattito.
La sistemazione di piazza Vitelli prese il via in seguito all’iniziativa di un gruppo di cittadini e possidenti di campagna, che sottoscrissero nel 1869 una petizione per il recupero del Palazzo Vecchio Bufalini, danneggiato severamente dal terremoto del 1789. Si suggeriva di restaurare e ristrutturare l’antico portico per adibirlo a mercato delle granaglie; infatti le “logge del grano”, sul lato del Palazzo del Podestà che si apre su piazza Fanti, non sembravano più adeguate ad ospitare le contrattazioni.
Il consiglio comunale dibatté la questione nel 1871, ma ipotizzò un progetto assai più ambizioso: la costruzione di un nuovo fabbricato nell’area di piazza Vitelli occupata dalla chiesa e dalla canonica di San Fortunato, che avrebbero dovuto essere demolite. Tale palazzo avrebbe potuto diventare sede della biblioteca e pinacoteca comunale e, nei portici al pianterreno, del mercato dei cereali. La spesa complessiva apparve però troppo elevata e quattro anni dopo si tornò all’idea originaria del recupero di Palazzo Vecchio Bufalini, deliberando la ricostruzione del portico nel suo cortile.
Si pose il problema di una più ampia apertura del futuro mercato dei cereali verso piazza Vitelli, in modo da permettere l’accesso ai carri. Sembrò meno costoso realizzare un passaggio con la parziale demolizione della casa di proprietà del marchese Filippo Bufalini, posta fra il Palazzo Vecchio Bufalini e un’altra casa di proprietà dei Pierleoni, nell’area ora occupata dalla sede della Cassa di Risparmio. Si giunse così al suo acquisto, nel 1876, e all’inizio dei lavori per il nuovo portico.
Il giornale “Il Tevere” si fece interprete del plauso di gran parte della pubblica opinione per la scelta effettuata dall’amministrazione comunale: “Dopo l’apertura della strada detta di Belvedere […], questa è stata la prima volta che il nostro municipio abbia saputo veramente interpretare i voti del pubblico e far parere ad esso men gravi i sacrifici che gli vengono imposti”.