L’attuale giardino del Cassero, di fronte alla facciata del duomo, era occupato anticamente dalla rocca cittadina, demolita in seguito alle lotte intestine fra le varie fazioni tifernati. Rimase a lungo uno spazio pubblico, ma senza una fisionomia precisa e senza essere disciplinato da regole stringenti. Nel 1846 c’era chi ancora usava il piazzale per domare i cavalli o, nel linguaggio dell’epoca, per “dare il giro ai cavalli da sella e alle pariglie da carrozza”. Precedenti documenti ottocenteschi ne parlano come di un’area tenuta a prato, adibita alla vendita di legna da ardere e con un’osteria. Spettava al “guardiano” dell’ospedale vigilare pure su questo spazio.
Le contravvenzioni comminate nel 1877 dai due vigili urbani comunali ci rivelano come molti considerassero il Cassero una latrina all’aperto. L’abitudine di andarvi a “evacuare il ventre” era assai diffusa, specie nei giorni di mercato da chi affluiva in città dal territorio circostante. I vigili colsero in flagrante anche il parroco di Petrelle don Angelo. Il sacerdote non fece una grinza e pagò la multa. Invece un muratore di Rignaldello si rivoltò contro i vigili e profferì “parole villane”.
Il piazzale del Cassero diventò pubblico giardino nel 1878. Specie nella buona stagione, c’era un “piccolo caffè”. Nel 1890 il Comune vi appose una scritta: “La custodia del pubblico giardino è affidata ai cittadini”. Due anni dopo lo dotò di una fontana pubblica. Risale al 1896 la costruzione di una vasca con la scultura di un putto che stringe un pesce, copia di un’opera del Verrocchio. La si vede spesso fotografata nelle cartoline postali a cavallo del 1900. Venne trasferita nel 1936 lungo il viale di circonvallazione. Nonostante il recente restauro, non vi zampilla più acqua.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.