L’accresciuta intensità della circolazione lungo le vie della città nel primo decennio del ‘900 cominciò a mettere a nudo come l’antica rete viaria mal si adattasse alle nuove esigenze del traffico. Non a caso, negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, l’attenzione degli amministratori si focalizzò sull’eliminazione dei restringimenti più evidenti lungo l’asse nord-sud, parte del quale percorso dalla strada provinciale.
La parte più alta di via XI Settembre (ora via Angeloni) era resa angusta da una caratteristica strozzatura proprio in corrispondenza del muro laterale del nuovo edificio della Cassa di Risparmio. Infatti, il palazzo di proprietà di Giulio Bufalini presentava una sporgenza di circa due metri dove, si legge in una relazione dell’ingegnere comunale Zicari, “una bottega da arrotino con sovrastante casotto serviva da sfondo quando mai medioevale al corso”. Nel giustificare il taglio della sporgenza, definita “uno sconcio sempre lamentato dalla cittadinanza”, l’ingegnere volle controbattere le argomentazioni di carattere artistico di chi si opponeva alla demolizione, “i soliti rimpianti quando si tratta di demolire qualche vecchio rudere, che non ha altra importanza se non quella che gli viene dal sudiciume accumulato sulle pietre”; le poche tracce di medioevo sulla facciata, concluse Zicari, erano mal sopravvissute a tutte le profanazioni posteriori e non giustificavano certo la conservazione di una strettoia di grande impedimento alla circolazione.
Nel 1911, il comune deliberò la realizzazione del taglio per dare alla strada la larghezza di circa sette metri. Giulio Bufalini non frappose ostacoli, chiedendo come unico indennizzo il rinnovamento della facciata nel lato interessato alla demolizione.
Nel corso dell’anno successivo, si concordava una rapida attuazione dei lavori e la Cassa di Risparmio decideva di stanziare un contributo pari alla metà delle spese, previste in L. 15.000.