Porta San Giacomo in un disegno di Enrico Hartmann.
I portinai
Nel XIX secolo, si poteva entrare in città solo per le quattro porte principali di Santa Maria, San Florido, San Giacomo e Sant’Egidio. Nel 1864, la soppressione del dazio di pontificia memoria sui beni introdotti fece venir meno i lenti ed impopolari controlli fiscali alle porte, con tutto l’apparato burocratico che implicavano. Si legge sul Regolamento per l’esigenza del Dazio di Consumo nella introduzione alle porte di Città di Castello (1851): “Le Porte di S. Maria e di S. Giacomo saranno aperte all’introduzione dei generi daziati dal far del giorno a due ore di notte, ed in ciascuno Officio sarà un’iscrizione, che ne denoterà l’oggetto; ma per le bestie destinate alla macellazione, resta fissato la sola porta di S. Giacomo, dove sarà un separato Officio per il rilascio della bolletta di introduzione al Mattatojo, il quale rimarrà aperto per 4 ore la mattina dalla levata del sole, e per 4 ore alla sera prima del tramontare”.
Per alcuni anni i portinai, ai quali il Comune passava casa e stipendio, continuarono a chiudere le porte durante la notte; poi, pian piano e senza autorizzazione ufficiale, le si cominciò a lasciare aperte, tanto che un consigliere comunale, nel 1878, propose di affidare il servizio alle guardie municipali e di tenere aperte nottetempo quelle di San Giacomo e di Santa Maria.
Nel 1884, infine, il comune deliberava di sopprimere il posto di portinaio di San Giacomo e Sant’Egidio e di mantenere gli altri due.