Giovani e Facebook

 

In questi ultimi anni si è rivoluzionato il modo di comunicare tra le persone. Basti ricordare che ancora poco tempo fa si spedivano le lettere, si telefonava esclusivamente dal telefono fisso o dalle cabine telefoniche. Poi, quasi all’improvviso, uno tsunami di novità: il cellulare, gli sms, le e.mail, skype, Facebook e gli altri social network. Novità sulle quali i giovani naturalmente sono saltati subito, diventando i protagonisti principali del cambiamento.
Ecco i risultati dell’indagine a tappeto di “Fuoriclasse” tra gli studenti del “Patrizi-Baldelli”, la prima estesa e approfondita ricerca su tale tema fatta dalle nostre parti.
Un dato preliminare: il 94% dei giovani hanno un personal computer. Un fatto prevedibile e, per certi versi, consolante. La cosa sorprendente per chi ha poca dimestichezza con i social network è che ben il 91% dei giovani ha un proprio profilo in Facebook. Ciò la dice lunga sull’importanza che hanno i social network nella comunicazione giovanile. Un rilievo che cresce ancora se si considera che un quarto dei maschi e la metà delle ragazze hanno pure un loro profilo in Netlog, un altro social network.
Vista la sua straordinaria diffusione, il sondaggio ha preso in considerazione soprattutto Facebook. Innanzitutto ha accertato quanto tempo gli viene dedicato giornalmente. Ebbene: il 39% dei maschi e il 32% delle femmine stanno dentro a Facebook meno di un’ora al giorno; un altro 31% degli uni e 18% delle altre gli dedicano da una a due ore al giorno; ci sono poi gli utenti incalliti, un 23% di ragazzi e un 39% di ragazze per i quali Facebook è un compagno fedele per più di due ore al giorno.
I social network, anche se molto usati per pubblicizzare iniziative, si propongono soprattutto come veicoli di amicizia. Il 50% dei maschi e il 65% delle femmine hanno dichiarato di essere diventate amici nella vita reale di persone conosciute attraverso Facebook. Però ben l’87% dei giovani ritengono più importanti le amicizie reali rispetto a quelle costruite su Facebook. Inoltre sono il 76% quanti ritengono che i social network permettano di costruire amicizie vere e raramente o solo qualche volta. Quando poi è stato chiesto se sia più facile farsi un amico stando dietro il computer, solo il 33% ha risposto decisamente di si.
Si può quindi affermare che i giovani sfruttano in pieno l’opportunità offerta da Facebook & C. per socializzare e aprirsi a nuove amicizie, ma in genere si rendono conto che per costruire un rapporto solido e significativo non basta chattare e cliccare sul mouse: bisogna guardarsi negli occhi e fare le cose assieme. Solo il 20% hanno affermato di sentirsi più sicuri di sé quando chattano, rispetto a quando parlano faccia a faccia con un’altra persona. E sono il 26% coloro che ammettono che è più facile comunicare i propri sentimenti scrivendo al computer, quando cioè non si ha la persona interessata davanti. Sembra quindi che, per quanto la grande maggioranza dei giovani ritenga di non avere problemi di socializzazione e di comunicazione libera e spontanea, Facebook sia di aiuto almeno a quell’uno su quattro che riesce a esprimersi in maniera più disinibita davanti a uno schermo e a una tastiera.
Schermo e tastiere talvolta usate con successo per corteggiare. Più dai maschi che dalle femmine, per la verità. Infatti sono il 62% i maschi che hanno ammesso di aver corteggiato una ragazza tramite Facebook; a cercare di catturare un ragazzo via web sono state il 44% delle femmine. Del resto, che questo sia un modo di una certa efficacia per “agganciare” un partner lo dimostra il fatto che la metà degli allievi del “Patrizi-Baldelli” conoscono persone che si sono fidanzate o sposate dopo essersi conosciute su Facebook.
Altro aspetto del successo del social network è la possibilità di rintracciare con maggiore facilità persone con le quali si sono persi i contatti. Il 61% dei giovani ha vissuto la piacevole esperienza di ristabilire i rapporti grazie a Facebook con parenti o amici ormai caduti nel dimenticatoio.
Non tutto ha però risvolti piacevoli. Siccome su Facebook si usa accettare amicizie anche di sconosciuti (lo fanno il 60% dei giovani), talvolta per il futile motivo di accrescere il numero degli amici (ammettono di cedere alla tentazione almeno il 40% degli intervistati), può accadere di fare qualche brutta esperienza. Si tratta di un pericolo reale: il 25% degli intervistati riferisce di conoscere persone che hanno passato dei guai con cosiddetti “amici” conosciuti sul web e animati da tutt’altro che buone intenzioni.
Anche per questo, forse, gli adolescenti suggeriscono ai giovanissimi di andar cauti con i social network: per il 65% infatti non sono adatti ai bambini sotto i 14 anni; solo l’8% li considerano del tutto innocui. Che qualche immaturo possa fare uso di Facebook in maniera impropria lo prova il fatto che anche tra gli studenti intervistati ve ne sono un 14% ai quali piace spacciarsi per un’altra persona.
Che Facebook serva ai giovani prevalentemente per tenersi in contatto sembra dimostrarlo il fatto che meno del 30% lo usano per pubblicizzare le loro attività o per partecipare a giochi di ruolo (appena il 12% lo fa spesso).
A questo punto era doverosa una domanda che si pone ogni qualvolta una moda dilaga in modo così massiccio: “Ti senti dipendente da Facebook o da altri social network?” Le risposte paiono lasciar tranquilli: la metà degli intervistati (più i ragazzi delle ragazze) danno un “per niente” secco e, se si mettono insieme i “poco” con i “per niente”, si raggiunge percentuali superiori all’80%. Tuttavia almeno cinque giovani su cento ammettono di essere diventati “molto” dipendenti: una minoranza, si dirà, ma una minoranza su cui riflettere.
Attraverso i giovani, sbirciamo su come si comportano al riguardo gli adulti. Il 5% degli studenti affermano che entrambi i loro genitori hanno già un profilo in Facebook, un altro 18% che lo hanno un genitore su due. Se ne deduce che in una famiglia su quattro viaggiare o comunicare attraverso i social network è ormai un’abitudine. La rivoluzione nelle comunicazioni, dunque, non è solo un fenomeno giovanile.