Prevaleva uno stato d’animo di tranquilla fiducia in un positivo sviluppo delle vicende militari; lo rafforzava l’impressione suscitata dalle travolgenti vittorie iniziali dei tedeschi. Il regime si trovò anzi costretto a far pubblicare avvisi per stemperare ingiustificati eccessi di entusiasmo: “Ricordare che la guerra non è finita”,titolava uno di essi, e proseguiva: “L’esultanza naturale per la vittoria che corona le armi delle Potenze dell’Asse non deve far dimenticare che sussiste tuttora la necessità di osservare il più rigidamente possibile le prescritte norme circa l’oscuramento parziale. Solo con la più rigida disciplina antiaerea della popolazione civile si potrà evitare che eventuali attacchi del superstite avversario possano arrecare danni”.
A consolidare ulteriormente la coesione popolare a sostegno dello sforzo bellico, contribuì il pronunciamento della consulta diocesana di Azione Cattolica, che invitò a pregare Dio “per le migliori fortune della Patria, chiamata dalla Provvidenza ad essere faro di civiltà nel mondo…”
Il Fascio si compiacque pubblicamente per la presa di posizione dell’organismo cattolico.
La vita cittadina non subì repentini e drammatici sussulti in quei primi mesi. L’estate trascorse normalmente. La riapertura del Bagno di Fontecchio ripropose l’amena località come tradizionale meta di gite domenicali. Circa 400 bambini di famiglie non abbienti o figli di richiamati alle armi furono ospiti della colonia elioterapica nei pressi della Villa della Montesca. Le squadre sportive del locale comando della G.I.L. conseguirono lusinghieri risultati nei campionati provinciali; i nuotatori si cimentarono nella Coppa Scarioni nelle acque del Tevere e la squadra di calcio dell’V.S. Tiferno si iscrisse al torneo di serie C.
Il mese di ottobre fu particolarmente denso di soddisfazioni per i fascisti di Città di Castello. L’apertura ufficiale della nuova arteria statale “Tiberina 3 Bis” fece arrivare in città il ministro Adelchi Serena. Inoltre l’inaugurazione della Scuola di Avviamento Professionale per le Arti Grafiche coronò le aspirazioni del mondo produttivo e culturale cittadino. Un anno prima era entrata in funzione la Scuola Tecnica Agraria, accolta con grande favore dalle famiglie, e già si stava lavorando per corredarla di un collegio-convitto; nel contempo pervennero assicurazioni sull’immediato completamento del corso di studi in campo grafico, con l’istituzione di una Scuola Tecnica specializzata. Siccome manteneva intatto il suo prestigio la Scuola Operaia ‘G.O. Bufalini” ed operava da lungo tempo una efficiente Scuola di Avviamento Professionale per il Commercio, il tessuto scolastico tifernate si presentava assai ramificato.
Le mostre allestite per la Giornata della Tecnica, celebrata per la prima volta in quell’anno, offrirono prova tangibile di quanto la città fosse qualificata nel settore dell’istruzione professionale. Il regime poteva dunque vantare importanti realizzazioni proprio nel momento in cui richiedeva alla popolazione pesanti sacrifici per soddisfare le enormi esigenze belliche. Ebbero il loro normale corso anche i consueti appuntamenti commerciali e ricreativi, come la Festa dell’Uva, la Mostra Mercato del Mulo e le fiere di S. Florido. Le fiere furono molto affollate e le rappresentazioni di “Madame Butterfly” al Teatro La Vittoria riscossero uno straordinario successo. In quelle settimane costituì un ulteriore motivo di soddisfazione per gli ambienti culturali la decisione ministeriale di affidare in custodia al vescovo il “tesoro di Canoscio”, una serie di vasi e di altro materiale eucaristico protocristiano rinvenuta casualmente nel 1935; ciò rese possibile in pochi mesi l’allestimento del Museo della Cattedrale.
Con largo sfoggio di retorica, le cronache dell’epoca delineavano un clima generale di serena compostezza e di convinto consenso. Così, riferendo dell’inizio della mietitura: “Canta il popolo delle nostre campagne, canta l’inno alla vita perenne nella gioia del lavoro, di quel lavoro che gli imperla di sudore la fronte, ma che gli rende contento il cuore e più buono…”; e, a proposito di un discorso radiotrasmesso di Mussolini: “Senza preavviso, né preparazione alcuna, in un batter d’occhio, pubblici esercizi, caffè, ritrovi privati e ovunque era istallato un apparecchio radio, folle di popolo acclamante hanno ascoltato la fervida ed inequivocabile parola del Duce”.
Lo stato d’animo della popolazione è più realisticamente testimoniato da un rapporto redatto dalla prefettura di Perugia nell’estate del 1940: “Lo spirito pubblico della provincia [di Perugia] mentre in un primo tempo, cioè all’atto di dichiarazione di guerra, era alquanto depresso, a mano a mano si è andato mutando in uno stato di rassegnazione che risponde del resto al carattere apatico e piuttosto tendente al pessimismo di questa popolazione. La necessità del nostro intervento non è stata compresa dalla massa che tuttora sopporta compostamente l’aumentato costo della vita, la scarsità e il razionamento di alcuni generi”.