Nel ridimensionamento territoriale di Città di Castello si verificò pertanto una sostanziale continuità tra l’amministrazione imperiale e quella pontificia. Durante la Restaurazione, i tifernati non mancarono di esprimere il loro malcontento, certo assai acuto in chi aveva lealmente continuato a sostenere il Papa e si aspettava riconoscimenti per la propria fedeltà. Al di là di ogni riduttivo campanilismo, lo smembramento del comune significava minori risorse ed entrate e un peso politico assai più flebile. Di ciò ebbero subito modo di rendersi conto gli amministratori locali, in crescente difficoltà nel far fronte alla pressione fiscale del governo romano. Ancora nel 1831 imploravano “la restituzione dell’antico Territorio…