Grafico con l’andamento dei servizi della Cassa dal 1896 al 1918.
Durante la Grande Guerra
Allo scoppio della Grande Guerra, l’incertezza sul futuro indusse molti a ritirare i risparmi e consigliò altri a rifuggire dall’investimento dei propri capitali in attività produttive e commerciali. L’economia ne risultò paralizzata e le imprese meno solide soffrirono seri danni. Poi però i risparmi tornarono ad affluire copiosi e la situazione si assestò senza che si lamentassero gravi perdite, a conferma di una solidità finanziaria ormai indubbia. Anzi, intorno alla Cassa ruotarono le molteplici iniziative per sostenere lo sforzo bellico e assistere i settori della popolazione più vulnerabili durante le crisi sociali che si accompagnano alle guerre. Durante il conflitto la Cassa sussidiò continuativamente gli istituti e le associazioni che si facevano maggiormente carico di soccorrere la cittadinanza.
Morto nell’agosto del 1915 il carismatico presidente-direttore Giuseppe Corsi, seguì un “periodo di smarrimento e incertezza”. Solo nel settembre del 1917 l’assemblea dei soci si affidò proprio colui che a lungo era stato la coscienza critica della Cassa: Adolfo Maioli. Questi garantì l’efficienza dell’istituto nonostante la carenza di personale e avviò l’ampliamento del novero dei soci.
La stasi nelle attività produttive durante la guerra portò a un prolungato decremento delle richieste di prestiti cambiari. Il ristagno industriale e commerciale prodotto dalla guerra rese quindi inoperosi i capitali depositati nella Cassa.