Daniele Tanzi. Nel circuito dei grandi alberghi.

 

“Qui a Londra, lavoro per The Langham London, un albergo cinque stelle lusso, con 380 camere, a due passi da Oxford Circus. È parte di un gruppo alberghiero che fa capo ad un investitore privato cinese. L’hotel ha 500 dipendenti di 50 nazionalità diverse. Posso fare il giro dei cinque continenti solo con le persone che si trovano nel mio ufficio!”
Ad essere approdato nel più antico Grand Hotel d’Europa è un trentacinquenne di Città di Castello, Daniele Tanzi. Dopo la laurea a Perugia in Conservazione dei Beni Culturali e precarie esperienze di lavoro in Umbria, ha capito che bisognava mettersi in gioco in un ambito ben più vasto e con altre competenze. Così è partito per Londra, dove ha lavorato part-time per poter seguire corsi di inglese. Proprio l’acquisita dimestichezza con tale lingua gli ha permesso poi di frequentare a Trieste un master internazionale in inglese in management nel settore turistico; e il percorso formativo del master lo ha portato a svolgere un periodo di stage a Milano, dove si è occupato anche della commercializzazione di catene alberghiere internazionali. Ed è a Milano che Daniele inizia a lavorare nel settore. Ma sente imperioso il richiamo di esperienze più stimolanti:
“Il periodo passato a Londra e il master di Trieste, con partecipanti che venivano da tutto il mondo, mi avevano fatto capire che il palcoscenico nel quale volevo misurarmi non si limitava all’Italia. Ma se da un lato c’era la voglia di confrontarmi con realtà e culture diverse, dall’altro mi spingeva quella motivazione che induce tanti italiani a vivere all’estero, ovvero i tanti problemi che affliggono il nostro Paese e che conosciamo bene”.
Così, per Daniele, si aprono le porte di Parigi: “Ci sono arrivato per caso. Quando ero a Milano, uno dei clienti dell’azienda per cui lavoravo, soddisfatto dei risultati che avevo portato, mi propose di passare con loro e di trasferirmi a Parigi. Per me si è trattato di una grande opportunità. Mi sono occupato della commercializzazione di una catena alberghiera internazionale, Mövenpick Hotels & Resorts, nel mercato italiano. Questo ruolo mi ha anche consentito di viaggiare molto, specialmente in Europa e Medio Oriente. Si è trattato di un’esperienza professionale veramente unica”.
È il desiderio di migliorarsi e di muoversi verso nuovi orizzonti che spinge Daniele ancora a cambiare: “Dopo tre anni, decisi che era il momento di fare un’esperienza diversa per approfondire le mie competenze in ambito alberghiero, lavorando direttamente per un singolo hotel e occupandomi di più mercati. Accettai così una proposta ricevuta da una struttura del gruppo Concorde Hotels & Resorts, il Concorde Opéra Paris. Qui mi sono occupato per circa un anno e mezzo della commercializzazione dell’hotel sui mercati italiano, francese, inglese e parzialmente americano. Un’esperienza che mi ha molto arricchito e che mi ha fatto viaggiare in Paesi, come gli Stati Uniti, in cui non ero ancora mai stato”.
Daniele subisce il fascino della capitale francese: “Parigi è una città unica, specialmente per chi come me ha studiato a lungo la storia dell’arte e si ritrova poi a vivere nel quartiere di Montmartre. Alla bellezza di Parigi non ci si abitua mai”.
Ma gli ci è voluto per radicarsi con soddisfazione nel nuovo ambiente: “I mesi iniziali non sono stati facili. Quando sono arrivato a Parigi non parlavo francese. Ricordo ancora le difficoltà nel fare le cose più semplici nella vita di tutti i giorni. Quando il mio francese è migliorato, le cose sono diventate più facili. Parigi è una città internazionale senz’altro, ma allo stesso tempo molto ‘francese’. Da un punto di vista lavorativo, offre molte opportunità, ma resta una città di difficile accesso, soprattutto se non si ha una conoscenza approfondita della lingua”.
Da parigino acquisito, Daniele ci fa conoscere aspetti interessanti della metropoli francese: “Il costo della vita è estremamente elevato, anche quando lo si confronta con città tradizionalmente considerate costose come Londra. Dal punto di vista della vita privata, Parigi non è assolutamente una città di facile accesso. I Parigini sono ‘ossi duri’ e per gli stessi francesi che vi si trasferiscono per lavoro l’integrazione non è facile. Sono certo che questo stupirà chi a Parigi c’è stato solo in vacanza, ma viverci è tutt’altra storia. Il mercato del lavoro è tendenzialmente abbastanza chiuso e le opportunità lavorative sono più limitate rispetto ad altre città europee, anche in funzione di un sistema che tutela molto i diritti del lavoratore. Una volta che ci si è inseriti nell’ambito lavorativo, però, si tratta certamente di un’ottima città e la Francia è un bel Paese in cui lavorare. Il sistema sanitario, spesso integrato da un’assicurazione privata pagata dall’azienda, e la tutela che si riceve una volta assunti, sono veramente unici al mondo!”
Nonostante le soddisfazioni professionali e l’attrazione per Parigi, Daniele è pronto per una nuova sfida: “Dopo aver lavorato a Parigi, l’unica altra destinazione che avrei preso in considerazione in Europa era Londra. In ambito alberghiero, e non solo, si tratta delle due città oggi più importanti d’Europa, con la differenza che Londra è una piazza ancor più competitiva ed internazionale. Da un punto di vista personale, Londra è una città che amo da sempre, per cui la scelta non è stata difficile”.
Ed ecco quindi Daniele a The Langham London: “Anche qui mi occupo della commercializzazione della struttura, in ambito locale e internazionale. Sono arrivato da soli cinque mesi, ma sono soddisfatto di come stanno andando le cose. Mi sono inserito rapidamente nel team commerciale dell’hotel ed ho avuto immediatamente la piena fiducia dei responsabili, che mi hanno dato carta bianca e lasciato gestire il lavoro in piena autonomia. Già da ora vedo una grande differenza rispetto alla Francia e all’Italia. Credo che uno dei punti di forza di Londra sia questa sensazione che se ti dai da fare, puoi riuscire ed andare avanti”.
L’adattamento alla capitale britannica è stato rapido e soddisfacente: “Ho iniziato a fare la mia vita qui in modo molto naturale e spontaneo, quasi senza essermi reso conto di aver cambiato città e nazione. L’amministrazione è ridotta al minimo e questo aiuta senz’altro. Londra è una città unica in Europa. Qui si può veramente fare di tutto e l’originalità dei londinesi è senza limiti”.
Daniele viene risucchiato dal vortice di questa metropoli: “Londra è un vero e proprio porto di mare. Recentemente la popolazione internazionale ha superato numericamente quella degli stessi inglesi. Qui non ti senti straniero e il fatto che ci siano tante persone che condividono la tua stessa situazione rende i contatti più facili”.
Grazie alle esperienze in città così impegnative come Parigi e Londra, Daniele si è fatto un’idea chiara dei problemi giovanili su scala internazionale: “Dal punto di vista dei principi e degli ideali, non vedo grandi differenze tra la gioventù di altri Paesi e quella italiana. Credo però che la differenza si senta maggiormente a livello di possibilità e aspirazioni professionali, semplicemente perché Parigi e Londra sono capitali economiche e culturali che offrono molto e che sono supportate da Paesi che aiutano i giovani molto più di quanto non faccia la nostra Italia. Quando ho iniziato a confrontarmi con un palcoscenico internazionale, mi sono reso conto di quanto esso sia più competitivo di quello puramente italiano. Tra le cose che mi hanno colpito maggiormente, è l’aver incontrato giovani di altre nazioni che hanno affrontato percorsi di studio molto più brevi dei nostri corsi di laurea, ed anche molto più concreti e mirati al mondo del lavoro. Tanti avevano anche fatto stage, spesso internazionali, che li facilitavano ancora di più nel loro inserimento”.
Per quanto i giovani stranieri siano molto competitivi, a parere di Daniele gli italiani che se la giocano all’estero non sfigurano affatto: “Ci tengo a sottolineare, con orgoglio, che a Parigi e specialmente a Londra, ci sono tanti italiani che si fanno valere e che tengono alta la reputazione del nostro Paese”.
Un’Italia che resta nel cuore, anche se il bisogno di lavorare e la voglia di conoscere portano lontano: “Mi piace pensare che un giorno tornerò in Italia, ma non saprei dire quando. Io non vivo all’estero perché non amo il mio Paese. Ci vivo perché mi ci hanno portato la voglia di scoprire e di viaggiare e probabilmente oggi ci resto per le possibilità e le prospettive che l’’estero’ mi offre rispetto all’Italia”.
Un viaggiare, quello di Daniele, che non è frenato, almeno ancora, dalla nostalgia per la terra d’origine: “In tutta sincerità, non ho quasi mai il tempo di avere nostalgia. Il ritmo di lavoro e di vita e le continue sollecitazioni che una grande città offre non lasciano spesso il tempo per pensare alla propria terra e a ciò che non si ha più. Credo di sentire la nostalgia quando torno a casa e mi ritrovo nell’ambiente in cui sono cresciuto, che ha formato la mia personalità ed a cui mi legano tanti ricordi e gli affetti più cari”.
Proprio nell’intimità dell’ambiente dove si è formato e nei valori tradizionali che lo nutrono Daniele Tanzi percepisce le sue radici più profonde: “Sono nato a Ronti, un paesino di circa 130 abitanti nella valle del Nestoro e mi sono poi trasferito a Città di Castello all’età di 10 anni. Seppure mi vanti spesso oggi di aver vissuto in città di tutte le dimensioni e di sapermi adattare ovunque, credo che queste mie origini siano quelle che mi caratterizzano maggiormente. Mi hanno infatti inculcato valori come la famiglia, il rispetto, l’onestà, il piacere delle cose semplici; proprio quei valori che più mi legano alla nostra valle e di cui oggi sono veramente fiero”.
L’intervista è stata pubblicata nel numero di luglio de "L’altrapagina".