Alla morte di Pierangeli, il prefetto nominò commissario Sante Meocci, che rimase a capo della “Bufalini” fino al marzo 1954, quando si ricostituì il consiglio di amministrazione con la presidenza del maestro Luigi Angelini.
Maturò allora un altro snodo di rilievo. Ormai era chiaro che i mezzi garantiti dal patrimonio rustico stavano divenendo “impari ai compiti ed all’ampliata attività della Scuola” e che i vari contributi, ordinari o straordinari, raccolti tra i vari enti non permettevano di uscire da uno stato di permanente precarietà. Fu così che il direttore Luigi Castori riuscì a inserire la Scuola Operaia nella rete dei Centri di Addestramento Professionale sovvenzionati dallo Stato.
La svolta prese forma tra il 1954 e il 1955 e implicò una gestione diretta dei corsi normali di perfezionamento da parte della “Bufalini”, subordinata alle direttive del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, senza alcun intervento dell’INAPLI.
Si trattò di una scelta felice e lungimirante. A detta di Francesco Del Giudice, direttore dell’Ispettorato del Lavoro di Perugia, la “Bufalini” assunse un “ruolo di guida e di paragone per la costituzione di altri centri professionali sorti nella provincia”. Non a caso il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Ermini scelse la Scuola di Città di Castello, il 26 gennaio 1958 in occasione della Giornata Nazionale dell’Apprendista, per mostrare ad altre autorità come funzionassero bene i Centri di Addestramento Professionale anche nelle città non capoluogo di provincia.
Il rafforzamento della Scuola dette l’opportunità di ampliare le proposte formative, con benefiche ricadute organizzative. Il corso di qualificazione per muratori disoccupati tenuto tra il 1954 e il 1955 previde come svolgimento di esercitazioni pratiche la costruzione di un nuovo padiglione della scuola da adibire a laboratorio di falegnameria. Divenne operativo dal settembre 1956. Con spesa limitata, quindi, la “Bufalini” poté avere a disposizione spazi idonei per addestrare le nuove leve da incanalare in quell’artigianato del mobile in stile che allora cominciava a imporsi a Città di Castello.
Il rinnovamento tecnologico e le moderne indicazioni della didattica imposero al personale docente l’apertura verso nuovi orizzonti. Il gruppo insegnante era ancora ridotto: Luigi Castori e Mario Cerrini per la teoria tecnica, i capi-reparto Augusto Pellegrini e Giuseppe Busatti, gli istruttori pratici Antonio Pellegrini, figlio di Augusto, Francesco Marini e Nazzareno Gambini.
In quella fase di trasformazione e di sviluppo della Scuola, la sua amministrazione, conclusa nel novembre 1956 la presidenza di Luigi Angelini per incompatibilità con altre cariche, fu portata avanti per alcuni mesi dal commissario prefettizio Domenico Gasparri fino all’insediamento del nuovo consiglio nell’aprile 1957. Lo presiedette il prof. Bruno Baldicchi.