Per i primi lavori dopo la guerra – le quattro case popolari al Prato – il Comune si affidò alle imprese Smacchia – i fratelli Onesto (1900-1969) e Pasquale (1903-1970) -, Bistoni, Antoniucci e Chiurchi; per l’acquedotto, a Spinalbelli.
Si era alla vigilia della straordinaria espansione edilizia che ha caratterizzato il secondo dopoguerra. Ci limiteremo a segnalare le imprese edili che risultavano attive alla fine degli anni ‘40. A due licitazioni private per lavori municipali furono invitate le ditte di Americo Antoniucci, Domenico Bistoni, Ivo Chieli, Edoardo Chiurchi, Nicola Falcini, Domenico Marinelli, Vittorio Innocentini, Luigi Spinalbelli, Nazzareno Turchi, Nicola Turchi e Giuseppe Ugolini; inoltre quelle dei fratelli Gustinelli, dei fratelli Onesto e Pasquale Smacchia e la Cooperativa di Lavoro Edile e Stradale, costituita da 17 ex combattenti nel 1946.
Gli estratti dal volume Artigianato e industria a Città di Castello tra ‘800 e ‘900 mancano delle note