L’attivismo di Alice e, più che altro, la sua estraneità alle rigorose e spesso manichee divisioni ideologiche dell’epoca lasciarono perplessi i socialisti tifernati. Sembrava scompaginare ogni consolidato schematismo politico il fatto che proprio la baronessa, la moglie del loro avversario storico, si facesse paladina dei poveri e degli oppressi. A rendere il tutto ancor più sorprendente vi era il legame – poi allentatosi – tra Alice e la socialista milanese Linda Malnati, incaricata dalla Franchetti di elaborare il progetto di una scuola professionale femminile per Città di Castello.
L’attuazione del laboratorio Tela Umbra in luogo della “vagheggiata” scuola deluse i socialisti, che però ebbero modo di riaffermare la stima verso Alice. Il 12 settembre 1908 il loro periodico “La Rivendicazione”, pur ribadendo l’ostilità politica verso suo marito, la definì addirittura una “santa moderna”:
“La signora Alice Franchetti, che pensa ad un’era di pace e di amore, a un concorde lavoro che porti nella nostra città quell’armonia d’intenti e di fini, atti a renderla prosperosa e ricca di agiatezza e di bene; la signora Franchetti, che non dispregia i tuguri; che con squisito e delicato sentire allieta le canizie dei vecchi del Ricovero di Mendicità coi sorrisi fanciulleschi delle orfane e degli scolari, recando un po’ di primavera nel loro misero inverno; che ingentilisce le madri, Ella che forse d’essere tale avrebbe la più grande aspirazione, con l’interessarsi ai loro figli; la signora Franchetti, che invece dell’elemosina umiliante e degradante, offre la nobiltà del lavoro; che si fa efficace propagandista dell’istruzione, e a chi l’avverte che questa è della vera polvere pirica nella questione sociale, risponde che preferisce piuttosto bruciarsi, che assistere alla miseria morale e intellettuale di un’anima; la signora Franchetti è una di queste sante moderne, e si ha il dovere di rispettarla e di ammirarla”.