Contemporaneo dei fratelli Muscini, Luigi Pincardini (1821-1889) ebbe frequenti incarichi di costruzione e manutenzione delle strade comunali, in particolare di quelle di San Secondo e del Nestore. In città, dopo l’Unità, prese l’appalto dell’allargamento di via Sant’Egidio, ora Angeloni, e fabbricò a Fontecchio, insieme a Muscini, i “due bagni” per le acque minerali. Nel 1882 lavorò a porta San Giacomo; l’anno dopo mise mano alla demolizione della torre delle Murate, una struttura medioevale appoggiata ai muri del monastero, allo sbocco di via del Lanari. In quell’occasione il Comune dovette richiamarlo: non usava “tutte quelle cautele e riguardi necessari a garantire i fabbricati e la tranquillità dei vicini”; fu così invitato a “non tralasciare alcuna misura di prudenza” e a rispettare il “divieto per l’uso delle mine”.
Nell’ultimo quarto dell’Ottocento figurano come capomastri e appaltatori anche Giovanni Donati, Angiolo Mancini, Francesco Ligi, e i fratelli GioBatta Torrioli (1836-1902) e Vincenzo Torrioli (1825-1900). Le orme di Vincenzo sarebbero state seguite dal figlio Nazzareno. Questi lavorò all’ultimo tronco dell’“Apecchiese”, strada che vide pure impegnati GioBatta Torrioli e Giovanni Donati.
Il censimento del 1881 quantificò in 90 i muratori nel Comune, tra i quali 19 padroni e 71 giornalieri.
Gli estratti dal volume Artigianato e industria a Città di Castello tra ‘800 e ‘900 mancano delle note