Gli inviti per la licitazione privata di alcuni lavori municipali permettono di elencare i principali capimastri e appaltatori tra il 1911 e il 1915. Si tratta delle ditte “Zandrelli & Andreoni” e “Goracci & Barboni”, della Cooperativa Mandamentale e di Domenico Bistoni, Antonio Verini e Goffredo Pecorelli.
Nel periodo fra le due guerre mondiali, diverse altre imprese edili entrarono in lizza con quelle di Bistoni e Andreoni. Non che vi fosse abbondanza di commesse. Anzi, si ripetevano con triste frequenza la lamentele per la mancanza di lavoro in edilizia.
Le convocazioni per licitazioni private da parte del Comune tra il 1934 e il 1937 permettono di censire i capimastri e appaltatori allora in attività. Per mettere mano al nuovo acquedotto, il Municipio convocò Bernardo Andreoni, Domenico Bistoni, Antonio Carleschi e i fratelli Giuseppe e Americo Antoniucci; per l’adattamento di palazzo Corsi a sede del liceo-ginnasio, chiamò anche Aldo Chieli e Nazzareno Turchi. Altri nominativi ce li fornisce la vicenda della licitazione privata per la sede della Croce Rossa Italiana a palazzo Vecchio Bufalini; si tratta di Guglielmo Turchi, Giovanni Chieli, Vincenzo Chieli, Angelo Chieli, Edoardo Chiurchi, Raffaele Marinelli, Domenico Marinelli, Antonio Verini e Angelo e Luigi Spinalbelli. Un documento del 1937 cita altre imprese e nel contempo fornisce l’elenco di quelle, “di riconosciuta capacità tecnica e finanziaria”, che non avevano ancora “eseguito alcun lavoro per il Comune nonostante le molteplici richieste”: appartenevano a Nicola Turchi, Nicola Falcini e Lorenzo Betti e, tra le già elencate, a Raffaello Marinelli, Domenico Marinelli e Giovanni Chieli.
Tra il 1919 e il 1924 restò in attività anche la Società Anonima Cooperativa fra Muratori, Manovali e Affini “L’Edilizia”. La fondarono 41 muratori e manovali e fu un’emanazione del sindacato dei lavoratori edili, l’Emancipatrice Muraria. La presiedette Edoardo Chiurchi (1889-1960). Tra i suoi lavori più significativi sono da considerare la costruzione del Cinema Eden e la ristrutturazione dell’edificio rurale di Rovigliano, sede delle scuole elementari promosse da Alice Franchetti.
La sinistra godeva di vaste simpatie tra i muratori, anche tra alcuni capimastri. Il consolidamento del regime fascista comportò per loro non pochi problemi. Avevano fama di antifascisti Edoardo Chiurchi, i fratelli Giuseppe (1892-1944) e Americo Antoniucci (1894-1957) e i due Marinelli, Domenico (1892-1977) e Raffaele (1889-1965), che avevano ditte separate. La discriminazione di cui soffrirono per alcuni anni è testimoniata da una vicenda del 1929. Gli imprenditori edili si lamentarono con la prefettura che quasi tutti i lavori municipali erano affidati a Bernardo Andreoni. Quando il prefetto fece presente la cosa, il Comune rispose che di qualche commessa avevano beneficiato anche Domenico Bistoni e Nazzareno Turchi; comunicò inoltre che erano stati “subito affidati” dei lavori anche alle ditte Chiurchi e Antoniucci, perché “iscritte recentemente” all’UIFU, il sindacato fascista degli imprenditori. Quindi, per poter aspirare a commesse pubbliche, anche i più convinti antifascisti avevano dovuto piegarsi all’iscrizione alle organizzazioni del regime.
Che l’adesione al fascismo rappresentasse una condizione ineludibile per ricevere commesse lo conferma una lettera al podestà Luigi Mignini del segretario del Partito Nazionale Fascista di Città di Castello Mario Tellarini. Questi rammentò che le disposizioni prefettizie imponevano “che in occasione di concessioni di lavori di entità non trascurabile fossero preferite le ditte regolarmente iscritte alle organizzazioni sindacali”. Tellarini fu perentorio: “[…] non abbiano a verificarsi inadempienze”.
Gli estratti dal volume Artigianato e industria a Città di Castello tra ‘800 e ‘900 mancano delle note