Alla fine del 1911 Giustino Cristini (1855-1937) costituì la “Scuola professionale per la lavorazione del legno – Segheria elettrica e fabbrica di mobili”. Trovò sede in locali di proprietà della Curia, con accesso da via del Pozzo, nel quartiere di San Giacomo, “vicino al pellagrosaro”; fu lì che impiantò il suo motore Siemens-Schuckert da cinque cavalli, una novità per quei tempi. Cristini chiese lumi al Comune “per essere in regola con la legge sul lavoro dei minorenni”. Non si sa perché volesse caratterizzare l’azienda come scuola professionale. Di lì a poco associò nella proprietà i figli Quinto e Torello, allievi della Scuola Operaia dalla fondazione, e la falegnameria assunse la denominazione definitiva di Ditta Cristini Giustino & Figli.
L’anno successivo alla fondazione vi lavoravano, oltre ai Cristini, cinque operai. Lo si evince da uno spunto di cronaca politica che illumina sulle convinzioni di Giustino. Questi chiese ai dipendenti di sottoscrivere un regolamento, il cui primo articolo recitava: “In questa officina non sono ammessi operai i quali non professano apertamente la religione Cristiana Cattolica. Essi devono praticamente applicarsi alle opere ingiunte ad ogni buon cristiano, e devono astenersi da qualunque manifestazione che in qualche modo offende il sentimento cattolico”. Evidenti i riflessi politici del secondo articolo: “Resta assolutamente proibito il dare il proprio nome o l’appartenere a Società che abbiano scopi o tendenze contrarie alla Fede ed alla Religione Cattolica”.
I socialisti accusarono Cristini di non essere altro che il direttore tecnico di un’officina dietro alla quale si celava l’unico vero padrone: mons. Carlo Liviero, il vescovo che da due anni li combatteva senza tregua. La vicenda, comunque, non li turbò più di tanto: con compiacimento resero noto che solo un operaio aveva sottoscritto il regolamento; gli altri, scrissero, “pur non professandosi sovversivi, hanno rivendicato a sé il diritto sacrosanto del proprio cerebro”.
Proprio nel 1912 la falegnameria di Cristini trovò la sua sede definitiva in via Fonte del Coppo, dietro la stazione ferroviaria dell’epoca, nei locali lasciati liberi dalla SALL e dall’Officina Gualterotti & Malvestiti, appena trasferitasi nelle vicinanze.