Un’esemplificazione del lavoro di un falegname di campagna si può ricavare dalle ricevute rilasciate da Luigi Bianchini, di San Secondo, per l’opera prestata nelle proprietà rurali ecclesiastiche tra il 1838 e il 1858. Sue mansioni principali erano la riparazione e produzione di infissi per le case coloniche e il restauro degli stabili, dei capanni e degli attrezzi in legno poderali. Ma la campagna esigeva doti di eclettismo: così Bianchini riparò botti, barili e “bigonzi”; costruì uno “scarcarello”, un “casetone da biroccio” e “barelle” e ferrò i carretti da trasporto usati dai contadini e dagli “spianatori” della fornace di Falerno; inoltre realizzò secchi, torchi e persino “un paro di castelli per i bachi alla Poderina”. Talvolta si occupò delle “parate al Tevere”, costruite per proteggere i campi poderali dall’azione corrosiva del fiume. Bianchini lavorava anche da segantino: addebitò giornate di lavoro (“opere”) per “atterrare alberi e conciarli”, per “fattura di legna”, per “tagliare i legnami al Tevere”, per “l’aguzzatura di piozzi”, per la segatura e la “scappiatura” di mezzoli e la segatura di castagnoli di quercia e architravi. Nel 1841 impiegò 34 giorni per segare e conciare le travi di albero necessarie alla fabbricazione di porte e finestre per le case poderali, delle pale del mulino della Canonica e del ponte di un fosso. La sua mercede giornaliera era di baj. 25, ma, come capitava spesso in campagna, accettò anche pagamenti parziali in natura. Una volta ebbe un porchetto e due “coppe” di fagioli; in un’altra circostanza, per la manutenzione degli infissi e la costruzione della porta e di un “bregno” della stalla dei maiali, oltre ai fagioli ricevette a saldo parziale alcune mine di grano. Per lavori analoghi a quelli effettuati dal Bianchini le autorità ecclesiastiche pagarono diversi altri falegnami nella prima metà dell’Ottocento; si trattava talvolta di artieri residenti in città, che si portavano dietro gli attrezzi occorrenti per i lavori commissionati nei poderi. I buoni falegnami rurali sapevano fabbricare anche i telai per la tessitura domestica, frequenti nelle case dei contadini. Li facevano con legno di sorbo.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.