"Piazza di sotto", il palazzo vescovile e la torre civica.
Vincenzo Innocenti Bendini
Il Comune ebbe modo di mostrare grande fiducia, dagli anni ’60 dell’Ottocento fino all’epoca della prima guerra mondiale, in Vincenzo Innocenti (1833-1919), spesso identificato con il cognome della madre, Giuditta Bendini, o con entrambi i cognomi assieme. Uno sguardo alle commissioni che ricevette getta luce sulla varietà di lavorazioni richieste dal Municipio. Oltre alle consuete riparazioni e ai restauri di infissi e mobili nei palazzi comunale e governativo, Bendini si adoperò nel fabbricato del bagno termale di Fontecchio, nelle caserme e nella galleria di palazzo Vecchio Bufalin, traslocò nel palazzo municipale gli armadi della sagrestia del convento di San Filippo, realizzò i leggii per la banda musicale, le panche d’abete e le tavole per il mercato dei bozzoli da seta e per le scuole serali e alcune casse mortuarie “pel trasporto dei cadaveri dei poveri al Camposanto”. In pinacoteca disegnò e produsse gli “armadi di custodia […] per la buona conservazione degli stendardi opera del valente pittore Raffaello d’Urbino”.
Dopo la catastrofica alluvione del 1896, fu lui a lavare, ripulire e dare l’olio a infissi, vetrine, armadi, panche e careghe della preziosa pinacoteca di San Filippo. Per l’archivio comunale ideò e fabbricò i nuovi scaffali e il “tavolo grande”. Nel 1869 ebbe l’incarico “per la costruzione della così detta scala per l’istruzione della ginnastica”, probabilmente il primo strumento ginnico moderno prodotto in città; nel 1892 si recò a Sansepolcro, insieme all’ingegnere comunale e al maestro di ginnastica Sem Francioni, “per visitare gli attrezzi che esistono in quella palestra ginnastica, per quindi provvedere a quelli che mancano nella palestra delle nostre scuole secondarie”.
Alla fine del secolo il “falegname capomastro” Vincenzo Innocenti doveva aver acquisito un’apprezzabile condizione economica, tanto da restare a lungo iscritto nelle liste elettorali della Camera di Commercio. Come tanti altri artigiani, offrì il proprio impegno pubblico per la Società Laica del Camposanto, che presiedette per un quadriennio.
Questo longevo artigiano nei primi anni del secolo era ancora falegname di fiducia della Cassa di Risparmio. Aveva già raggiunto gli 80 anni di età quando il Comune gli affidò la costruzione di nuovi scaffali per l’archivio e del bussolone in legno per la sala consigliare e la riparazione dei banchi dello stato civile e dell’anagrafe, degli infissi dell’ufficio postale e dell’ ex convento di Tutti i Santi per i locali delle scuole femminili.