Sono assai rari i lavori di intaglio fatturati dai falegnami di cui si è finora parlato. Il primo intagliatore con una lunga attività a Città di Castello nell’Ottocento fu Pietro Ligi, originario di Apecchio, di cui si hanno tracce per un trentennio dal 1841. Tale mestiere trovava uno degli sbocchi più evidenti nella produzione di arredi sacri. In effetti le mani di Ligi dettero forma a una grande quantità di candelieri – “da morto” e per “li piani delli altari” –, di croci, di cartaglorie, di reliquiari, di “putti”, di leggii in noce e di “cristi”. Della manifattura di “candellieri” si ha una variegata esemplificazione tra le fatture del 1859, quando ne fece “due novi intagliati da capo a piedi tutto a foglia d’ornato, legno e fattura a baj. 85 l’uno”, altri due grandi “intagliati come gli altri a baj. 90 l’uno” e infine “due novi treangolari compagni agli altri, legno e fattura a baj. 30 l’uno”…