L’“Università de’ Fabbri Ferrari” di Città di Castello aggregava fabbri, orefici, ottonai, calderai, archibugieri ed esponenti di arti affini. Il sodalizio si riuniva nella chiesa di San Sebastiano. Annualmente, in vista della festa di Santa Lucia di dicembre, venivano rinnovate le cariche di primo console, secondo console e camerlengo. Vi erano poi le cariche sociali di depositario, bidello, revisore dei conti e segretario.
Spettava all’assemblea dell’Università votare l’ammissione di nuovi “fratelli”, i quali il giorno di Santa Lucia dovevano versare una “tassa” d’ingresso di varia entità, a seconda dell’età e, probabilmente, del volume di affari. Non sempre la decisione era unanime. Così avvenne nel caso dell’archibugiere Leonardo Niccolini, il primo dicembre 1861: “L’istanza fu messa a partito ed ebbe voti favorevoli n. 13 e contrari 4, per cui fu ammesso fratello, e gli fu tassato scudo uno, con che il giorno della festa di S. Lucia sborsi la detta somma in mano al Depositario, quale non eseguito s’intende come non ammesso” . Quando entrò il calderaio Felice Aragoni, venne accettata, invece della “tassa” di 50 baiocchi, la sua offerta di “una reliquia di Sant’Egidio, con autentica”.
I membri dell’Università erano poi tenuti a versare una quota mensile. Alla morte di un “fratello”, la famiglia aveva diritto a un “suffragio”. Nel 1858 venne elevato da 5 a 5,50 scudi. L’8 agosto 1867 il fabbro Giovanni Ruffini chiese di poter ritirare “l’intero suffragio, atteso anche la sua povertà, impossibilità al lavoro, ed essendo ancora esonerato dalla paga mensile”. La supplica fu accolta in via eccezionale (“per sola indulgenza”), rimarcando che non avrebbe dovuto costituire “esempio ad altri”. Ruffini poté rimanere nell’Università, mantenendo però solo il diritto di voto consultivo.
Su richiesta, un “fratello” poteva essere “giubilato” per vecchiaia. Avvenne anche che un fabbro fu “depennato dal ruolo dei fratelli” per indegnità, essendo stato processato e condannato “per titoli infamanti”.
Momento centrale dell’attività dell’Università era la festa di Santa Lucia. Gli “uffiziali” per l’organizzazione delle celebrazioni venivano rinnovati annualmente “per estrazione”. Il sodalizio inoltre deputava altri quattro “cultori” per la festa di Sant’Eligio e contribuiva alle spese per la festa di San Sebastiano. […]
Il pittore tifernate Vincenzo Barboni dipinse per l’Università un quadro raffigurante Sant’Eligio e Santa Lucia (“il nuovo quadro di S. Eligio”; “quadro di “S. Eligio, e Santa Lucia”). Nel 1844 fu ricompensato con una “regalia” di 6 scudi.
L’Università si riuniva in assemblea plenaria uno o due volte all’anno. La partecipazione degli artigiani ai “capitoli” non fu uniforme: negli anni 1843-1872 variò da un minimo di 8 presenze a un massimo di 24. […]
Il 28 aprile 1872 l’Università approvò all’unanimità il progetto di trasformarsi della società di mutuo soccorso dei fabbri e degli artigiani affini, delegando la redazione del regolamento a una commissione composta da Anacleto Aragoni, Paride Ricci, Benigno Montani e Luigi Leomazzi.
Il Libro dei Capitoli del Università de’ Fabri Ferrari incominciato il 12 Novembre 1843 è conservato nell’Archivio Storico Comunale tifernate.