L’Opera Nazionale Dopolavoro, istituita con decreto del 1° maggio 1925, divenne la più grande associazione di massa del regime fascista.
L’iniziativa del regime di istituire in ogni centro l’Opera Nazionale Dopolavoro trovò a Città di Castello terreno fertile. La Filodrammatica Tifernate, in campo culturale, e l’Unione Sportiva Tiferno, in quello sportivo, rappresentavano delle realtà associative consolidate e con vasto seguito popolare. Anche la categoria operaia più numerosa, i tipografi, svolgevano da qualche anno un’intensa attività ricreativa con la loro Società Carnevalesca. Inoltre proprio nel 1926, quando si gettarono le basi del Dopolavoro, si ricostituì in città l’antica banda musicale, con la denominazione di Filarmonica “Giacomo Puccini”.
Al Fascio si prospettò quindi uno scenario favorevole, con un ambiente culturale e ricreativo vitale e ricco di tradizioni, permeabile a proposte miranti a promuovere l’“elevazione intellettuale” e “il sano e proficuo impiego delle ore libere dei lavoratori intellettuali e manuali”. Con il Dopolavoro, il regime attuava una strategia dai chiari intenti politici: soprattutto poteva far penetrare più in profondità i principi del fascismo e i dettami dello stato totalitario, raggiungendo milioni di lavoratori il cui consenso, in un’epoca contrassegnata dalla crescente diffusione delle otto ore lavorative e dei consumi e della cultura di massa, dipendeva anche dall’efficacia dell’organizzazione del tempo libero….
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.