Nel 1944 don Pompilio Mandrelli (1902-1992) era arciprete a Pietralunga. Vi esercitava la sua missione pastorale dal 1931. Visse insieme ai suoi parrocchiani il travagliato periodo della guerra, delle vicende partigiane e dell’occupazione tedesca, schierandosi a fianco dei giovani oppositori del regime, ma nel contempo operando per proteggere la popolazione da violenze e rappresaglie.
Venanzio Gabriotti: l’amministratore e la personalità
Avevamo dei rapporti abbastanza frequenti con lui. Rapporti di carattere amministrativo, lui era l’amministratore. Ci si rivolgeva a lui per i problemi di possesso della parrocchia, per i problemi di riparazione e di costruzione… Era un uomo non molto colto, ma molto pratico. Conosceva molto bene la vita e sapeva trattare molto bene gli affari. Molto intelligente. Era notorio che fosse un avversario del regime, anche se non l’ho mai sentito parlare di queste cose prima del 1944. Era molto prudente nel parlare. Si sapeva che disapprovava certi atteggiamenti e certi personaggi… Quanto ai problemi di noi giovani sacerdoti, era molto incline ad aiutarci. Anche quando la legge era un po’ contro il nostro interesse, aveva l’intelligenza di saperla accomodare in modo che fosse sempre in favore nostro. Non sempre la legge è infatti in favore dei cittadini, ma proprio su questi punti Gabriotti era molto pratico, riuscendo ad aiutarci senza nemmeno offendere la legge. Era di cuore molto buono. Ricordo che in un certo periodo feci una domanda per un sussidio a scopo di ministero pastorale, al quale naturalmente non avevo diritto; lui seppe trovare il modo di venirmi incontro. A Pietralunga c’è venuto di rado, generalmente eravamo noi preti di montagna a scendere in città. Era di carattere molto aperto, comprensivo, gioviale. Sapeva farsi voler bene, specialmente dal clero, soprattutto da chi, come noi, eravamo inesperti di amministrazione, di politica.
Venanzio Gabriotti a Pietralunga. Festa del Primo Maggio
Conoscevo molto bene Gabriotti, perché era impiegato in Curia, all’ufficio del Subeconomato. Venne a Pietralunga alla fine d’aprile del 1944. Il 1° maggio fu una giornata di festa a Pietralunga, sembrava che ormai tutto fosse a posto. Gabriotti era lì. Rimase con me per il pranzo del 1° maggio e la sera fu ospite a casa mia. Il giorno dopo, nonostante lo consigliassimo a non partire, volle tornare a Città di Castello.
In quei giorni Gabriotti si portò innanzitutto nella zona delle operazioni a Morena, Collantico, e si incontrò con quasi tutti; era molto gioviale, soprattutto con i giovani. Ricordo che disse di essere non solo venuto a portare una parola d’incoraggiamento ai castellani, ma anche soprattutto “per portare un po’ di tricolore in mezzo al rosso”. Tra i partigiani c’erano infatti degli attivisti comunisti. Era molto attaccato alla patria. Rimase molto contento dell’accoglienza che trovò, sia tra la gente del posto che tra i partigiani, che l’accolsero con molta simpatia. Lo conoscevano un po’ tutti. Non ho memoria di altre cose di singolare rilievo. È vero che si trattenne con noi, ma lui amava rimanere in mezzo alla gente. Quel 1° maggio non ci furono discorsi, ma lui si trovò molto contento.
Mia posizione politica
Una cosa molto simpatica è che io non ho avuto mai noie, né da partigiani né da fascisti, né da tedeschi e inglesi. Non so perché, forse ho sempre cercato di aiutare tutti. Confesso che non ho mai avuto un dispiacere, cercavo di andare incontro a tutti quanti. Mi interessavo senza parzialità, senza ricercare tessere. Posizione distaccata per permettere una possibilità di intervento caritativo a favore di tutti. Apprezzato sia dai partigiani che dai contadini sotto la loro scorza.
8 settembre 1943 a Pietralunga
Si affollarono tutti in chiesa la sera. Grande venerazione per la Madonna, volevano andare tutti a ringraziarla al santuario dei Rimedi. Alcuni ragazzi salirono sul campanile. Poi la gente si radunò in Piazza. Entusiasmo che soffocò sia me che padre Belladonna, francescano di Castello.
22 settembre, riunione dei maggiorenti
Venne chiamato a rappresentare l’opposizione l’ex Sindaco. Poi l’ex segretario del partito fascista, il farmacista. Si preoccupavano di chiamare soprattutto i maggiorenti o antifascisti o non fanatici fascisti. Gente che non si occupava di politica per non essere complice del fascismo. C’erano anche fascisti ma puntarono soprattutto sugli altri. Essi sentirono l’invito del maresciallo toscano Caciagli. Silenzio glaciale. Uscendo si dissero che non avrebbero tenuto conto dell’invito.
Ospitalità dei contadini
I contadinidavano pane e addirittura vestiti. Ci fu chi dette il proprio letto. Due ufficiali inglesi, un americano è stato ospite nella canonica di Castelfranco per un mese. C’erano qui anche due slavi: lavoravano, facevano i falegnami, costruivano mobili. Finché il fronte era lontano mostrarono di essere pacifici. Quando il fronte si avvicinò vollero armi in mano, diventarono intrattabili. Vi erano anche ebrei. Lassù era isolatissimo, ci si avvicinava solo a piedi o in mulo e le staffette avvertivano. Vita internazionalista. Sapevano un po’ d’italiano perché venivano da campi di concentramento.
Testimonianza raccolta da Alvaro Tacchini il 29 maggio 1991. Testo coperto da copyright; non riprodurre senza citare la fonte.
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