La inflessibile e spietata ritorsione germanica si abbatteva sulla popolazione non soltanto per vendicare l’uccisione di loro militari. Sembra infatti che il semplice ferimento di un motociclista tedesco di passaggio lungo la strada da Umbertide a Gubbio sia all’origine della rappresaglia che investì la zona di Serra Partucci, dove era avvenuto il fatto. Per prelevare cinque uomini del posto – tale era il numero di italiani da uccidere per un tedesco ferito – un reparto di SS si mosse nelle prime ore del 24 giugno. Volevano sorprendere nel sonno le inconsapevoli vittime. Giunti nel casolare della famiglia colonica Radicchi, svegliarono i fratelli Giuseppe e Mario, rispettivamente di 17 e 24 anni, e intimarono loro di seguirli. A casa Centovalli, dove la famiglia e alcuni ospiti lì sfollati si stavano già preparando per la mietitura, presero i fratelli Quinto e Natale, contadini di 24 e 30 anni. Mancava un quinto uomo e ai tedeschi non interessavano adulti o anziani; volevano colpire proprio la fascia di età di gran parte dei “banditi” alla macchia. Dei soldati salirono allora verso la vicina chiesa. Stava per iniziare la messa mattutina per la ricorrenza di San Giovanni Battista, festa patronale a Serra Partucci. Nel piazzale di fronte alla chiesa, affiancato dai suoi uomini, un ufficiale tedesco si mise a scrutare i presenti: “Ha piccoli occhiali dorati, sguardo freddo, capelli biondi. Quel viso dall’espressione gelida rimarrà incancellabile nella memoria dei presenti fin nei minimi particolari”. La scelta cadde su Domenico Černic, sarto di 26 anni, originario di San Pietro di Gorizia; soldato sbandato dopo l’armistizio, aveva trovato ospitalità presso la gente di Serra Partucci. Con maniere molto brusche, i tedeschi lo condussero alla casa dei Centovalli.
Allineati a ridosso della parete dell’essiccatoio, i cinque prigionieri si rendevano ormai conto di quale fosse il loro destino; a nulla erano valsi i tentativi di scagionarsi, le richieste di spiegazione, le suppliche. Černic, che parlava anche tedesco, fece notare ai soldati la mutilazione di Quinto Centovalli: aveva perso una mano in un incidente di lavoro e non poteva certo essere sospettato dell’agguato contro il loro commilitone in motocicletta. I tedeschi, dopo aver confabulato tra di loro, andarono in cerca di un sostituto. Ebbe la sventura di passare nei paraggi uno studente ventenne di Umbertide, Bruno Ciribilli. Sfollato nella zona dopo il bombardamento del 25 aprile, era con dei contadini che stavano conducendo del bestiame in un luogo meno esposto alle razzie germaniche.
Con Ciribilli al posto di Quinto, le vittime designate vennero affiancate presso l’essiccatoio. “Un soldato pretende che gli sia portata una sedia, dove si accomoda, quasi sdraiato, a gambe tese divaricate; si diverte a terrorizzare i presenti, puntando il mitra contro di loro, uno dopo l’altro, imitando il crepitio della raffica”.
Poco dopo tutte le persone raccolte nella casa dei Centovalli, tranne i cinque, furono fatti entrare nell’abitazione. Da lì udirono le raffiche di mitra dei tedeschi, che fecero fuoco dai margini del bosco. Dopo aver dato il colpo di grazia alle vittime, i soldati si allontanarono immediatamente. Erano le 7.45 del 24 giugno.
Sulla rappresaglia di Serra Partucci, si veda l’opera di Mario Tosti Cinque cipressi. 24 giugno 1944: rappresaglia a Serra Partucci, Gruppo Editoriale Locale, Umbertide 2014.
Vittime della rappresaglia tedesca
di Serra Partucci, 24 giugno 1944
Centovalli Natale, di Eugenio, nato il 24 dicembre 1914 a Umbertide, residente a Serra Partucci, colono, coniugato con Maria Bizzoni.
Černic Domenico, di Giuseppe, nato a Probefolie (Jugoslavia) il 22 ottobre 1918, residente a San Pietro di Gorizia, sarto, celibe.
Ciribilli Bruno, di Antonio, nato l’11 maggio 1924 a Città di Castello, residente a Umbertide, studente, celibe.
Radicchi Mario, di Patrizio Sante, nato il 30 maggio 1920 a Pietralunga, residente a Umbertide, colono, celibe.
Radicchi Giuseppe, di Patrizio Sante, nato il 16 luglio 1927 a Umbertide, dove risiedeva, colono, celibe.
Per il testo integrale con le note e i riferimenti iconografici, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.