A maggio la Società Patriottica degli Operai celebrò il suo 50° anno di vita: l’associazione di mutuo soccorso era stata particolarmente attiva, non solo sul piano assistenziale, ma anche in campo culturale. Vi fu un gran corteo, con successivo banchetto all’Hotel Cannoniera. Venne come oratore ufficiale il deputato Cabrini.
A giugno, con un articolo nel “Giornale d’Italia” il senatore e storico Raffaele de Cesare, proprietario della villa di Belvedere, celebrò la “fausta circostanza” di una monumentale opera avviata dall’editore tifernate Scipione Lapi: “La magistrale ristampa dei ‘Rerum Italicarum Scriptores’ del Muratori, che con tanta illuminata intelligenza pubblica la Casa editrice Lapi, sotto la direzione di Vittorio Fiorini, è giunta al suo centesimo fascicolo…”. De Cesare, che aveva ben conosciuto Lapi, suo amico ed editore, scrisse ancora: “Fra le case editrici nazionali, che più hanno arricchita la letteratura del Risorgimento è la Casa Lapi di Città di Castello, la quale, dopo la morte del suo indimenticabile fondatore [nel 1903], è risorta a vita nuova e prosperosa”.
L’8 di quello stesso mese cadde il cinquantenario di un’altra importante istituzione tifernate, l’Asilo d’infanzia intitolato a Camillo Benso Conte di Cavour.
Il 22 ottobre, a un anno dalla morte, i socialisti tifernati vollero rendere omaggio alla figura di Alice Hallgarten Franchetti. Definirono la moglie del loro grande avversario politico, il barone Leopoldo, una “fata benefica restauratrice di energie e di virtù morali”: grazie a lei erano sorte le scuole per contadini della Montesca e Rovigliano e il Laboratorio Tela Umbra. Scrisse “La Rivendicazione”: “Alice Franchetti fu profondamente sincera nel suo amore del bene e nell’esercizio della sua beneficenza, che non avrebbe voluto solo lenire il dolore dei miseri, ma dare anche i mezzi per una elevazione morale ed intellettuale dei miseri stessi. Fu una mistica, quasi incomprensibile per noi moderni che le virtù francescane non intendiamo, per noi socialisti, che ad alta meta miriamo e per via radicalmente diversa. Sentì come un dovere educare i bambini, soccorrere i suoi contadini malati e gli altrui, dare alle madri povere ed esauste di latte l’aiuto del latte, fornire alle povere donne, consumantisi i polmoni e la vista ai telai posti in fondi umidi e in cucine nere di fuliggine, un ambiente ampio areato luminoso, corredato del conforto dei bagni, di un refettorio, di un modesto asilo per i bimbi. Non chiese gratitudine e non volle onori, paga soltanto della sua soddisfazione intima”.
A novembre, il 28, venne inaugurato nella chiesa del Cimitero Monumentale il monumento al cardinale Luigi Gazzoli, al quale si deve la riorganizzazione degli ospedali tifernati. Lo realizzarono gli artisti tifernati Elmo Palazzi ed Ezio Fantini.