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Giornali in lotta

 

Al ricco, e sovente rissoso, pluralismo ideologico che contraddistingueva Città di Castello davano voce diversi periodici locali. I socialisti avevano come proprio organo di stampa, dall’ottobre 1902, il settimanale “La Rivendicazione”. L’11 gennaio 1912 segna l’ingresso nell’agone politico tifernate di una nuova testata, “Corriere Tiberino”, settimanale del partito radicale locale, guidato dal deputato Ugo Patrizi. Si mise subito a guerreggiare con un altro battagliero periodico cittadino: “Voce di Popolo”, espressione del mondo cattolico e del suo vescovo Carlo Liviero. “Corriere Tiberino” sorse anche perché Patrizi, consapevole che la sua adesione alla guerra di Libia stava minando i rapporti con i socialisti, aveva bisogno di un proprio organo di stampa per tenere i rapporti con l’elettorato.
In campo cattolico, iniziava allora le pubblicazioni un altro mensile religioso,“La Cieca della Metola”; sorgeva solo con l’intento di preparare degnamente il quarto centenario della morte della terziaria domenicana Beata Margherita da Città di Castello, ma sarebbe stato destinato a lunga vita. Invece, dopo il 3 aprile cessava invece di vivere “Gioventù Nova”, espressione del circolo Nova Juventus: gli furono fatali le reiterate accuse di modernismo o, quanto meno, di coltivare opinioni troppo innovative.
In una città di tipografie e di animi politicamente accesi, i giornali locali trovavano dunque un terreno molto fertile.