Proprio mentre la breve storia del Consorzio si esauriva, i coltivatori che avevano dato vita all’esperienza di “cooperazione con lo Stato” ottennero di mutarla in concessione speciale. Prendeva così corpo la Fattoria Autonoma Consorziale Tabacchi. Il primo verbale dell’assemblea dei soci risale al 30 marzo 1911, quando si decise di subentrare al Sindacato nell’affitto dei locali dell’ex convento di San Domenico. Erano presenti a quella riunione gli agenti dei possidenti Giuseppe Pasqui, Antonio e Luigi Gnoni, Vincenzo Bruni e Francesca Bruni, vedova di Furio Camillo Palazzeschi; insieme a loro Sergio Rossi, il quale sin dall’inizio assunse il ruolo di procuratore del gruppo. Tra i promotori figurava anche il conte Giovanni Facchinetti.
Nei primi anni di attività, il nucleo fondatore si sarebbe ampliato con molta prudenza, privilegiando l’assorbimento di altre concessioni speciali. Nel 1913 si associarono il conte Giulio Della Porta, il marchese Ugo Patrizi e la principessa Isabella Rondinelli Vitelli Boncompagni Ludovisi: Patrizi e la principessa avevano proprie concessioni speciali, l’uno con magazzino alla Rocca, l’altra a Le Capanne. L’anno successivo entrarono nel consorzio Ada Moroder, Vincenzo Bondi, Enrico Vincenti e Leopoldo Franchetti, che in precedenza aveva raccolto il suo tabacco nel Palazzo della Tela Umbra. Le richieste di ammissione di altri sette facoltosi possidenti non vennero accolte.
Prima dello scoppio della Grande Guerra, quindi, la Fattoria aggregava un selezionato gruppo di proprietari terrieri assai cospicui. Sulla base dell’estimo dei terreni, Pasqui figurava come il possidente più facoltoso nel comune di Città di Castello, superato solo dalla Congregazione di Carità. Inoltre, nella graduatoria dei proprietari, Franchetti era il 4° per importanza, Rondinelli Vitelli il 5°, Moroder il 9°, Facchinetti l’11°; Vincenzo e Francesca Bruni seguivano in 17a e 18a posizione, Rossi e i suoi fratelli in 19a. Tra i 30 principali possidenti comparivano anche Bondi e Vincenti. Non vi erano i fratelli Gnoni, il cui estimo congiunto rappresentava però la 8a proprietà nel 1893. Quanto a Patrizi e Della Porta, ne avevano di rilevanti anche fuori del comune tifernate.
Nel primo anno di attività furono coltivati 48 ettari di tabacco Kentucky in 55 poderi, per una produzione di 503 quintali. Il magazzino dette lavoro a 20 persone. Ne divenne direttore Dino Garinei, reduce dall’esperienza del Sindacato e del Consorzio. Per la perizia del tabacco si fece ricorso a Luigi Bosi e Ferdinando Gonnelli. Avveniva così: “Il prezzo unitario delle singole partite verrà dato dalla media delle due perizie fatte dai periti. La perizia deve essere fatta da ciascun perito segretamente ed il prezzo unitario non verrà dato se non dopo pesata la partita. […]. La media prezzi a partita data dai periti si intende arbitra. […] Sulla perizia non possono intervenire per la discussione né il proprietario né i suoi rappresentanti. Soltanto il Coltivatore speciale può intervenire alla discussione”.
Il magazzino per il ritiro del tabacco apriva tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Poco si sa dell’organizzazione dello stabilimento. Il direttore Garinei era coadiuvato da un capo operaio, Leopoldo Capecci, alle cui dipendenze operavano dei capi squadra e capi gruppo