Quando, nel 1972, la Regione Umbria assumeva la gestione della formazione professionale, si concludeva anche la presidenza di Umberto Decenti. Le scelte strategiche compiute in merito al patrimonio sembravano dare i frutti sperati. Invece stavano maturando nuove difficoltà.
Nel 1971, infatti, l’entrata in vigore della legge n. 11 sull’equo canone di affitto dei fondi rustici fu all’origine di una prolungata controversia tra Opera Pia e affittuari di Santa Fista. La vicenda si sarebbe risolta all’inizio del 1975 con un accordo extra-giudiziario. Si convenne che nell’affitto della tenuta di Santa Fista subentrasse la Cooperativa Produttori Tabacco Alto Tevere, di cui Barelli e Volpi erano soci.
La conclusione della controversia permise alla “Bufalini” di stringere un forte legame di collaborazione con una Cooperativa che sin dal 1972 aveva richiesto in affitto la proprietà di Santa Fista e che offriva sicure garanzie “sul piano della buona tecnica agraria, della incentivazione della produzione, delle garanzie di miglioramento della produttività della tenuta stessa e della rispondenza patrimoniale”. Il contratto di affitto, stipulato il 1° novembre 1974, era di durata quindicennale e garantiva alla “Bufalini” una rendita annuale di poco più di 23 milioni di lire. Servì pure a valorizzare la tenuta, nella quale la Cooperativa individuò un “centro pilota”, la sua “prima vera casa” e il punto di riferimento delle sue attività.
Nel frattempo, una superficie di 10 ettari di terreno, sempre a Santa Fista, era stata data in affitto all’Ente di Sviluppo dell’Umbria per costruirvi “un centro propulsivo zootecnico”; lo stesso Ente di Sviluppo aveva realizzato, per conto della Cooperativa Produttori Tabacco Alto Tevere e in terreni della tenuta ad essa venduti dall’Opera Pia, una unità di servizio per la raccolta ed essiccazione del tabacco.
Quando giunse a scadenza l’affitto della tenuta di Santa Fista, a fine ottobre 1989, la “Bufalini” e la Cooperativa Produttori Tabacco, che nel frattempo stava per cambiare denominazione in Agricooper, concordarono un rinnovo per altri 15 anni al canone di 35 milioni annuali rivalutabili a seconda degli indici di inflazione ISTAT.