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Le tipografe

Sin dall’ultimo quarto dell’‘800 quella che è stata a lungo l’unica vera industria di Città di Castello non ha potuto fare a meno dell’apporto delle donne. Le si impiegavano – naturalmente pagandole meno degli uomini – soprattutto nei reparti di compositoria e di legatoria. Alcune stavano alle macchine da stampa, ma con la mansione più umile e stressante: quella di inserire ad uno ad uno nelle macchine i fogli da stampare; ore su ore lo stesso movimento, che doveva essere preciso, ritmato. Le tipografe fino a pochi decenni fa componevano a mano i testi, inserendo con perizia una minuscola lettera dietro l’altra. Sebbene non avessero in genere frequentato che i primi anni di scuola elementare, sapevano comporre pagine di matematica, di algebra e in tutte le lingue straniere, comprese le defunte, come il latino e il greco. Quanti di noi hanno studiato su libri composti dalle abili mani delle nostre tipografe! Con il loro lavoro – remunerato a cottimo – hanno garantito a numerosissime famiglie tifernati una vita dignitosa. E anche per loro, tornate stanche dalla tipografia, c’erano le faccende di casa da fare.