Enrico Giovagnoli nacque a Gubbio il 9 novembre 1876, da Angelo ed Elisabetta Vinci, che si trasferirono presto a Città di Castello. Era nipote di un sacerdote tifernate molto noto, mons. Angelo Vinci. Fu avviato da giovanetto alla vita ecclesiastica. Compì gli studi filosofico-teologici al Pontificio Seminario Pio di Roma e fu ordinato sacerdote il 23 dicembre del 1899.
Tornato a Città di Castello, prese a insegnare nel locale seminario vescovile. Nell’estate del 1904 promosse il circolo di studio e ricreazione Nova Juventus, che si distinse per le idee avanzate e la capacità di coinvolgere la gioventù. Il circolo produsse il periodico “Gioventù Nova” dal 16 febbraio 1905 al 3 aprile 1910. Diretto da Giovagnoli, fu espressione delle sue visioni in campo spirituale, ecclesiale, culturale e sociale.
Nel 1905 Giovagnoli fondò la Scuola Editrice Cooperativa, che si trasformò poi in Società Tipografica Cooperativa Editrice e infine, dal 18 febbraio 1912, nella prestigiosa Società Anonima Tipografica Cooperativa “Leonardo da Vinci”. L’avrebbe diretta fino al 1942.
I sospetti che Nova Juventus simpatizzasse per le teorie moderniste misero in allarme le gerarchie ecclesiastiche e il circolo si sciolse nel 1912.
Convinto interventista all’epoca della Grande Guerra, Giovagnoli pubblicò nella sua “Leonardo da Vinci” il periodico “Il dovere” (1915-1918), che sostenne apertamente, senza rifuggire da violenti polemiche, lo sforzo bellico del Paese.
Tra i fondatori della sezione tifernate del Partito Popolare Italiano, Giovagnoli ne divenne il primo segretario nel 1919. Fu lui a introdurvi Venanzio Gabriotti, con il quale aveva stretto un forte sodalizio sin dal tempo di Gioventù Nova. I rapporti tra i due in seguito si incrinarono, fino ad un’amara rottura.
A ciò non fu estranea l’adesione di Giovagnoli al fascismo. Accettò di buon grado la tessera ad honorem del Partito Fascista offertagli nel 1924. Oratore di valore, si prestò frequentemente per conferenze e discorsi pubblici nei quali, oltre alle notevole cultura, dette pure voce a un convinto nazionalismo e a una piena adesione al regime.
Nel periodo fra le due guerre, considerevole fu l’apporto di Giovagnoli alla vita pubblica tifernate, che ebbe in lui un colto intellettuale, imprenditore tipografico ed editore. Insieme all’amico Giulio Pierangeli, di idee politiche assai diverse ma al quale lo legava la sensibilità culturale e l’amore per la città, Giovagnoli promosse la Società Editrice “Il Solco” (1920-1935). Inoltre presiedette la Brigata Amici dell’Arte, fondata nel 1923, prima associazione locale per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico. Il 23 ottobre 1927 ricevette la nomina a ispettore onorario ai monumenti.
Sostenne con calore e competenza tutte le iniziative messe in atto per promuovere la città e il suo artigianato. Si distinse per gli studi artistici e collaborò con la rivista illustrata “L’Alta Valle del Tevere” (1933-1940). Nel 1937-1938 toccò a lui illustrare il “Tesoro di Canoscio”, da poco ritrovato, condannare la demolizione della Cappella dei Casceri ed illustrare la figura di Scipione Lapi in occasione della Settimana Poligrafica Tifernate.
Per il suo ruolo di spicco in campo tipografico, presiedette l’associazione tra i commercianti e gli industriali tifernati e fu vice-presidente della Cassa di Risparmio negli anni 1925-1928. L’esperienza gli procurò qualche amarezza in seguito alla condanna per responsabilità oggettiva nell’insolvenza di un cliente.
Giovagnoli fu anche un apprezzato insegnante di materie letterarie e preside delle scuole medie superiori autorizzate presso il Collegio Serafini.
Negli ultimi anni della sua vita dedicò molte energie all’Ospizio per cieche “Beata Margherita”, subentrando al fondatore don Giacinto Faeti.
Giovagnoli morì il 31 dicembre 1944. Lasciò in dono alla biblioteca comunale il suo prezioso patrimonio librario.